Sfida aperte alle convenzioni della discografia: il disco numero 34 del progetto magico tree suona bene e se ne frega dei protocolli.
Nella descrizione del disco leggo “34esimo album”, penso ad un errore di distrazione, cerco maggiori informazioni riguardo al progetto magico tree e scopro un concept artistico che cristallizza l'attimo nella sua imperfezione, e rifiuta qualsiasi modificazione post. Ecco spiegati i trentasette dischi plasmati in circa due decenni di glorios attività da one time recorder, con il numero 20 che su queste colonne digitali è stato abbastanza maltrattato.
A me capita di approcciare un disco creato durante la prima fase di pandemia, quel lockdown che per alcuni di noi ha ancora scorie vivideed ha come risultante “Sense of distance”, titolo loquace per la pubblicato firmata Stupid Alien Records.
Nove tracce che suonano un post-rock in bilico tra armonia e folklore: dispone benissimo la open-track “capricorn”, e non delude il resto della prova d'ascolto, che si sviluppa agilmente tra incertezze più che giustificate dalla scelta “ogni take è quella buona” e sviluppi strumentali sostenuti, convincenti e fieri.
Più che un mero prodotto discografico, un approccio alla creazione d'arte che sfida le convenzioni e le consuetudini del music business: è in tale ottica che può essere analizzato, con efficacia, “Sense of distance”. Beffarsi di dischi del genere è come infierire sul tuo avversario che ha perso a freccette, solo che tu ne hai tirate trenta e lui una.
Cento di queste pubblicazioni!
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La recensione Sense of distance di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-21 01:36:27
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