Tre brevi canzoni, così come si deve fare per mostrarsi al mondo. Se piace, ve ne chiederanno ancora. Se non piace, un respiro è già troppo. Morv3no, in libera uscita dai suoi Serenase Psycho, si inserisce nel solco della canzone d'autore italiana più classica. Si direbbe un misto tra Zampaglione (tutto quel sussurrìo tremolante tipico dell'ultima scuola romana, che secondo me ha la sua ragione d'esistere nel fatto che chi urla tutto il giorno "aò" per convincerci della propria sensibilità non ha altro mezzo che fare la foglia al vento), Battiato (bello quell'arpeggio finale al piano sul modello dell'800 romantico su "La stretta del vento") e Baglioni, dove per una volta questo nome non significa brutte cose, ma va letto nel senso di "mediazione tra l'impostazione classico melodica italiana risalente all'opera ottocentesca e il songwriting di stampo anglosassone" (quante cose il Claudietto ha rubato ad Elton John! E se non ci credete andate a confrontarvi i ritornelli di "Amore bello" e "Mona Lisas and Mad Hatters"). In Morv3no c'è odore di penombra, odore di passato, grandi stanze in penombra autunnale e finestre aperte e grandi tende bianche che svolazzano. Mentre il piano, da un'altra stanza, suona. Echi e sussurri sono il sottofondo di queste canzoni. Intimismo borghese, lo direi. Con tutto il bello che ci può essere in questa definizione. Avvertendo però che queste tre tremule tracce non mostrano ancora sufficiente personalità e originalità per volerne ancora. Ma gli spunti, pare, ci sono.
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La recensione L’amore manifesto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-12-20 00:00:00
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