Un ep d'esordio che parla del diventare grandi, il grande gioco di cui parlava Edoardo Bennato.
Evocare con le canzoni è qualcosa di sottile e non troppo semplice. Spargere una manciata di elementi da cantare senza aver paura di riempire a tutti i costi ogni buco lasciato bianco. Alessio Ciccolo si trova al punto di partenza della sua attività d'autore; Solo un dovere è il suo primo ep. Ha molte caratteritiche tipiche del cantautore italiano degli ultimi anni. La malinconia, le derivazioni ben delineate nello stile. Tuttavia quel che meglio gli riesce è proprio l'evocazione.
Ciò che viene riportato a galla in questi cinque brani è la sensazione del risveglio, di quando ti accorgi di essere stato iscritto al grande gioco, come diceva Bennato. Il diventare grandi visto come un viaggio iniziato con entusiasmo, ma che forse si farà sempre più un dovere pre-codificato, a tratti spaventoso.
L'abilità di Alessio Ciccolo sta nel dare ai suoi pezzi una forma ibrida. Niente massimi sistemi, niente aneddotica fine a se stessa; ma il giusto mezzo tra le due cose. Ogni dettaglio snocciolato nei versi -sempre dotato di una piacevole concretezza- si colloca alla perfezione nella generalità dell'affresco, e contribuisce alla sua riuscita conclusiva.
Ma laddove l'intento comunicativo è ben chiaro e nitido, senza andare a scontrarsi quasi mai con macchinosità nella narrazione, il disco va ad affossarsi sull'energia e sull'indipendenza stilistica. Il momento musicalmente più convincente è di certo Mi tengo, una partenza soft-rock ben strutturata. Purtroppo è la parte finale a risultare più sfilacciata e ripetitiva, a tratti stanca. Ciccolo sembra brillare meglio sulla scia di Dimartino che su quella di Colapesce. Ma ben venga questo prequel. Ora aspettiamo l'età adulta.
---
La recensione Solo un dovere (EP) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-01-06 20:25:18
COMMENTI