Da diverso tempo ormai il progetto Legno, dei cui componenti non si conosce l’identità, va avanti splendidamente facendosi notare a più riprese dai maggiori canali streaming musicali e radiofonici. Dopo una sequenza di singoli di successo, alcuni in collaborazione con nomi importanti come Rovere e Wrongonyou, Legno produce “Un altro album” indie-pop, dimostrando di conoscere a memoria la lezione di chi è venuto prima. La scrittura alterna toni e umori dal crepacuore zuccherino, a volte più urticante e umbratile, e si muove con agilità tra l’itpop e il cantautorato, attestando potenzialità commerciali e sicura devozione di fanclub di adolescenti. E non solamente.
Le tredici canzoni del disco escono fuori con personalità e ispirazione, marchiano felicemente il territorio grazie ad uno stile leggero, raccontano storie senza retorica. “Affogare”, ad esempio: ci riporta dalle parti di Calcutta e, in questo quadretto pop perfetto, ci affacciamo al mondo disturbati da un addio. “In (gin) di vita”, “Hollywood”, “Instagrammare” si fanno espressione di un feeling “qui ed ora” per raccontare la semplicità di un attimo, il fluire del quotidiano; e suonano come miniature giocose, godibilissime, soprattutto in presenza degli amici Wrongonyou e Rovere. “I goal di Weah”, “Casa de papel” e poi ancora “Sto in fissa per te”, “Ho pestato una merda”, nel tentativo di trasmettere immediatezza e prendersi poco sul serio, rispolverano la disco pop che ha folgorato Tommaso Paradiso e Gazzelle sulla via di Roma. E Legno si fa voler bene sempre più.
“Un altro album” è un puzzle coloratissimo e un habitat sonoro che alleggerisce lo spleen di questi tempi grevi. Senza esitazione, per noi ha stravinto.
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