Malverde, oltre ad essere la leggendaria versione messicana e thug di Robin Hood, è il titolo del terzo album di Disme. Che innanzitutto è un disco piuttosto corposo, composto da 15 tracce, che rivela un lavoro di studio e scrittura importante.
E che, al contrario di come potrebbe far presupporre il titolo, non è un omaggio al crimine o alla droga. Malverde viene spesso visto come il santo dei narcos, ma in più di un'occasione la condanna alla vita criminale da parte di Disme è esplicita.
Nei testi c'è il rifiuto della vita di strada legata allo spaccio tramite la musica, come strumento liberatorio, in grado di incanalare le pulsioni criminali in qualcosa di positivo. E questo non è un atto scontato.
Le produzioni riescono a creare atmosfere sempre molto palpabili, a volte anche molto cupe, come in Matto o, al contrario, più solari come in Errori.
Molto ben riusciti i feat: Cosa non va con Tedua, Straordinaio con Bresh e Frega un cazzo con Dani Faiv, in particolare quest'ultimo.
Nel complesso è un disco solido, in cui tutti i brani trovano una loro identità forte e in cui non ci sono riempitivi. La voce e le skills del ragazzo di Savona si sentono tutte e gli permettono di affrontare brani anche molto diversi gli uni dagli altri, per sonorità o per stile, con risultati molto interessanti.
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