Un luna park di suoni ed approcci creativi allo stile trap/urban. Il Luna Park di Don Said è aperto ed ha molte attrattive interessanti.
Nato agli sgoccioli dello scorso millennio, Don Said ha fatto un viaggio solo andata da Catania a Milano al fine di perseguire le sue velleità artistiche. A seguito di una fisiologica fase di rodaggio ed esplorazione musicale, ecco l'extended play che segna l'esordio ufficiale, intitolato “Luna Park” (distribuzione The Orchard).
Anticipato dai singoli “Acqua Amara”, “Telegram” e “Dirty”, il disco apre le porte ai saliscendi creativi ed emozionali dell'MC siciliano, che parte dall'ambiente trap/urban per sconfinare in campi stilistici col chiaro intento di azzerare le distanze. Intento temerario, risultato valido: “La danza delle X” suona una raptronica precisa e maschia, restituendo una muscolarità che si conferma traccia dopo traccia; sul versante testuale, gli stilemi del genere vengono innervati a props e citazioni di un certo livello (impossibile non pensare a Marracash quando si afferma “siciliano baby, non è che vado giù in ferie” in “Starter Pack”), fattore che contribuisce a dare robusta profondità all'ascolto.
Don Said è un tipo tosto, ma il muscolo più allenato sembra essere quello relativo all'intelletto: “Luna Park” è una prova d'esordio ponderata, che sa quando alzare i toni ed addolcirli in modo quasi repentino. Nessuna forzatura, tutta roba buona e naturale: se dovessi consigliare un riferimento per le best practices di un disco d'esordio, non esiterei nel linkare questo album. Ora che gli orizzonti sono aperti, bisogna scegliere quali strade percorrere: il Luna Park può essere un'attività molto florida, se il proprietario si conferma capace.
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La recensione Luna Park di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-01-20 03:10:05
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