Alberto Nemo ha deciso di chiudere il 2020 con il suo 45esimo album, pubblicando "Animè" proprio il 31 dicembre e andando come sempre controcorrente, con una scelta discograficamente curiosa e coraggiosa, anche in un anno segnato dalla pandemia. Mentre la sua produzione scorre placida e fitta come un capace fiume di pianura, avviandosi quindi implacabile verso il mare dei 50 dischi in pochi anni, alla foce della creatività del musicista veneto si affaccia ora anche la pittura, visto che in questo caso l'autore dipinge a mano personalmente la copertina di ogni singola copia dell’album, stampato esclusivamente in vinile e solo su ordinazione: l'immagine ritrae il suo avatar spirituale "Animè".
Le 7 tracce sperimentali del lavoro danno vita a una litania misteriosa che percorre una cronistoria lunga cinque giorni del mese di dicembre 2020, fatta solo di vocalizzi, senza nessuna vera parola: ogni brano è pensato per la voce più un solo strumento, il pianoforte o la chitarra, disegnando "Una lunga soggettiva all’interno di una grande casa vuota, stanza dopo stanza". I titoli dei pezzi scandiscono così le date dal 16 al 20 dicembre, fino a una sorta di rumore bianco finale intitolato "Kosong", abbastanza catartico. La traccia "17 dicembre 2020" ha anche un seguito che sembra targato con l'ora "22.31".
Tra i punti fermi che si possono mettere c'è il fatto che la matrice degli inizi, con i canti nelle funzioni religiose, continua a tornare nelle produzioni dell'artista. Per il resto, la dimensione evocativa del progetto è chiara, la cornice generale delle potenzialità di Alberto Nemo è altrettanto palese ma forse i contorni iniziano un po' a svanire: a sfuggire cominciano a essere soprattutto gli obiettivi e la direzione di una produzione che purtroppo appare sempre più prolifica e, allo stesso tempo, sempre più fine a se stessa.
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