Ci risiamo. Siamo arrivati al capitolo numero quarantasei dell'enciclopedia musicale di Alberto Nemo. Il cantautore di Rovigo nell'ultimo anno e mezzo ha praticamente saccheggiato classici vecchi e nuovi della musica italiana, dando vita ad una serie di opere che risentono fortemente del suo stile oscuro, malinconico e per molti altri motivi unico.
Questa volta però, a differenza della maggior parte dei suoi lavori, Nemo non si cimenta in un disco di cover pescate a destra e a manca, ma decide di esplorare a modo suo alcuni grandi successi dell'immenso Luigi Tenco. Nemocantatenco è il titolo di questo lavoro e, dobbiamo dirlo (anzi, devo dirlo eheheh), a differenza delle ultime uscite che non avevano proprio convinto a causa della reiterazione della formula, ci offre almeno in parte qualcosa di diverso. L'incipit è affidato ad una versione spettrale di "Vedrai vedrai", nella quale Nemo canta su una base inesistente, praticamente un rumore di fondo, offrendo un tributo disperato e affascinante al genio piemontese. E che dire di "Cara Maestra"? Uno dei pochi brani in cui Nemo offre una versione alternativa di se stesso, con la voce che finalmente rivela delle sfumature melodiche che riportano a nuova vita un brano eterno. Persino il ritmo, che spesso nei brani del cantautore veneto è appena percepibile, si fa più vivo in brani come "Io sono uno", che diventa un moderno pezzo elettro pop dai tratti vagamente sperimentali.
Ovviamente sono presenti anche gli elementi più nemizzanti, nel vero senso del termine, da ricercare in brani come "La risposta è caduta nel vento" e "Un giorno dopo l'altro", con i sussurri che lasciano spazio lentamente ai vibrati tipici della casa.
Risulta abbastanza chiaro che ormai il percorso di Alberto Nemo sia abbastanza segnato, inutile aspettarsi degli scossoni netti che possano distoglierlo da questa sua continua ricerca dell'atmosfera cupa, degli arrangiamenti minimali e scheletrici, dello stile funebre e allo stesso tempo sognante che imprime nella sua musica. Episodi come questo, però, restituiscono quanto meno la versatilità del suo stile, che si presta alla reinterpretazione di uno dei cantautori più maledetti e affascinanti della nostra storia e del nostro immaginario nazional popolare. Nemo riesce nell'intento discretamente portando Tenco nel suo mondo, facendone un amico fedele ancora più disperato e angosciato.
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