Rivoluzionari baffuti in copertina e stacchetti mariachi sono il piccolo specchietto per le allodole dei Sant’Antonio Stuntmen (giustificato dal fatto di aver registrato in Messico), quartetto padovano giunto con “Guardingo” alla seconda fatica discografica. La prima, “Into the Aorta”, risale a sei anni fa e mantiene indicativamente le stesse premesse di quest’ultima: noise e post-hardcore al fulmicotone, senza riferimenti propriamente identificabili, anche se, volendo azzardare, potremmo citare almeno Melvins e Fugazi.
Tra i brani più validi di “Guardingo” si segnala da subito “Il braccio di Eleonora”, con la batteria che pompa sangue direttamente in vena e la chitarra che aspetta, pazientemente, di poter esplodere. Senza mancare all’appuntamento, ovvio. Attitudine e precisione nella successiva “Brutabean”, con una suggestiva appendice acustica al termine di due minuti infuocati; e uno straziante “Who are you?” che attraversa le maglie di “Novanta”. Colpisce anche la sperimentazione in “Hype”, che su una base post-hardcore trova spazio per un tema dal sapore orientale, prima di trasfigurarsi in growl; e sempre nello stesso pezzo, almeno tre riff di chitarra buoni per altrettante canzoni, buttati in un calderone che acquista sempre più sapore e mai trabocca di artificiosità.
Ancora tempi dispari e rumore nell’ultima “Tutti per sempre”, che però muta aspetto verso i due minuti, quando "everything is clear", in un arpeggio e una coda di sonicyouthiana memoria. Davvero difficile districare la matassa di un album così complesso e pieno di svolte come “Guardingo”, che ha però la grande capacità di saper parlare forte e chiaro, pur con un messaggio complesso. Consigliato in particolare a chi considera il punk come un punto di partenza, e non di arrivo.
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