Quant' è distante Torino da Sanremo e quanto lo è invece da Manchester? Forse, in questo caso particolare, solo gli Statuto possono rispondere in modo esauriente. Infatti ascoltando le tracce presenti nel loro ultimo lavoro scopriamo nuovi orizzonti che non conoscevamo e che soprattutto non erano tipici del gruppo torinese che molti ricordano solo per l'apparizione di diversi anni fa al festival della canzone italiana, mentre in realtà hanno prodotto nel corso degli anni album molto validi. Ora però decidono di cambiar rotta, tanto che se finora i Soon venivano considerati i leader del presunto movimento "(br)it pop" nella nostra penisola, gli Statuto, con "Tempi moderni", li sorpassano e vanno in fuga. Fin dal singolo "Non finirà", che risulta un incrocio riuscitissimo tra le melodie di "Wonderwall" e "Don't look back in anger", spiazzano l' ascoltatore e nel contempo mettono in chiaro i loro intenti; basterà poi aprire il booklet del cd per dare un'occhiata nei credits e trovare fra gli ispiratori non solo i fratelli Gallagher e le band più in voga del Regno Unito, ma anche tutti i protagonisti del beat inglese dei seventies. Non a caso determinate canzoni sembrano ricalcare lo stile di altrettanti gruppi : "L'attimo fuggente" ricalca gli Ocean Colour Scene, "Fronte del porto" è marchiato dal sound dei Supergrass e infine "Neanche lei" cita nuovamente "Don't look back in anger" soprattutto a livello di struttura sonora (notate l'attacco!).
A volte c'è il rischio che la band piemontese si appiattisca sugli insegnamenti (?) del suono targato Creation (la casa discografica degli Oasis, e non solo), ma non dimentica comunque l'infanzia dello ska, provando a miscelarle proprio con certo rock d'oltreManica ; così "Se stiamo in tre" si fonde con gli Who, mentre "La guardia del corpo", pur se con un testo leggerino, accoppia Madness e Boo Radleys. A livello di testo, però, la band si rifa con la canzone "E' <
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