Il VileOrso2021 - Stoner, Rock, Grunge

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Il robusto alternative/stoner monatanaro de Il Vile

Il Vile ha il passo lento e pesante come una grossa belva: 15 anni di attività per due album e due EP, ma tutti belli densi e corposi come questo ultimo ‘Orso’. I quattro brani del lavoro stanno con una zampa nell’alternative rock italiano anni ‘90, ascendenza manifestata da un’impostazione vocale un po’ alla Manuel Agnelli e da un chiaro omaggio ai Marlene Kuntz nel nome del gruppo, e l’altra in uno stoner/grunge sporco e sferragliante. La massa è la stessa dei Kyuss o degli Alice In Chains più metal, senza decolli psichedelici. L’orizzonte però, naturalmente, non è quello dei deserti lisergici della California ma quello delle profondità antiche e incommensurabili dei boschi della provincia piemontese di Verbania e delle vicine Alpi Lepontine, da cui il gruppo proviene. Diversi paesaggi, stesso silenzio da riempire con il suono del peso e della drammaticità della natura selvaggia. L’insolita (e felice) formula scelta dal quartetto per battezzare la sua produzione è proprio quella di mountain metal, e il riferimento alla natura ctonia e rocciosa del loro suono ci imanda a un’altra formazione granitica del rock nostrano, i Bachi da Pietra. Mutatis mutandis, l’impostazione montanare de Il Vile ci ha ricordato un po’ in maniera speculare anche quella dei napoletani Sula Ventrebianco, che pure all’alternative/stoner si avvicinavano da una prospettiva originale, nel loro caso mediterranea. Strutturato su soli quattro brani, ‘Orso’ si fa ascoltare senza concedere un attimo di respiro, fra passaggi relativamente più melodici (Orso) e momenti più scapoccianti (l’ostinato di Avvoltoio). Va bene anche così, il sound è solido e concreto, i pezzi sono tutti ben scritti e accattivanti anche in versi e melodie, con qualche passaggio, tipo la citazione jarmuschiana di Solo gli Amanti, ad alto potenziale di attaccamento al cervello. Però, se questo è un pasto veloce, non ci dispiacerebbe vedere il quartetto di nuovo all’opera anche su una portata più corposa.

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La recensione Orso di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-03-11 10:46:18

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