Le quattro canzoni dell'EP di Barito dimostrano che, con studio e competenza, si può realizzare un'ottima produzione anche fra le quattro mura domestiche, così come si sono trovati a fare tanti musicisti in questo anno e mezzo in cui l'emergenza sanitaria ha costretto tutti dentro casa. Oltre che dalla consapevolezza e dall'abilità tecnica, i brani nascono da una vena cantautorale che unisce elettronica e sfumature rock: Guglielmo Scarsi in arte Barito, infatti, è un polistrumentista di Darfo Boario Terme (Brescia) che ha studiato Oboe e Composizione al Conservatorio Luca Marenzio di Brescia e chitarra elettrica al CPM Music Institute di Milano. Lockdown, chiusure e restrizioni gli hanno dato l'occasione di portare a termine questi pezzi, autoproducendoli e suonandoli da solo: la produzione è quindi frutto di un home recording ma è molto buona, considerando il livello medio attuale generale.
"Avrò cura" è una canzone d'amore in senso lato molto interessante nel complesso: insolitamente i versi delle strofe finiscono per essere più originali del ritornello, dove le parole suonano un po' già sentite. Certo bisogna considerare che in fatto di sentimenti è stato detto quasi tutto, anche nella storia della musica, ma la sfida deve essere sempre quella di cercare il modo di dire "cose vecchie con il vestito nuovo". Il brano "Pelle" incarna un flusso di coscienza, intenso e poetico, seguito dal lento naufragare di "Derive" mentre "Domani", il quarto e ultimo pezzo, è il più ritmato, movimentato e rock. Barito ha un timbro di voce magnetico e le sue creazioni richiamano le atmosfere di universi come Afterhours e Marlene Kuntz. I testi sono evocativi ma forse possono essere perfezionati e resi ancora più "scorrevoli" o narrativi; si può inoltre sviluppare ulteriormente l'orecchiabilità dei brani. Per il resto questo EP è un assaggio che lascia un buon sapore in bocca.
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