Se cercate il divertimento musicale illuminato e ficcante, il Gruppo Elettrogeno fa per voi. Se siete di quelli che Elio e le Storie Tese, per carità, non me li toccate, allora cascate benone.
Tredici pezzi in puro stile satirico-sollazzante eseguito con minuzia inappuntabile e senza sbavature clamorose. Anzi, con grande scioltezza. Giocando, ma di quel gioco ingegnoso e complicato. Lievemente retró, forte di intarsi funky e jazzy e fiati incastonati alla perfezione, l'approccio del Gruppo Elettrogeno – novello Quartetto Cetra, inchiniamo la testa, dei nostri tempi, ovviamente in tono minore - è ingenuo solo in apparenza. Nella realtà, ne esce un sound sinestetico decisamente fumettistico e cartooniano, anche grazie alla corposissima voce di Edison. E non mancano sostanziose scariche rock e fughe soliste di gran gusto.
Detto questo – per fare giustizia su un quintetto dal potenziale assai chiaro – rimane tuttavia un dubbio massacrante. E cioè: a che serve il Gruppo Elettrogeno? Inclassificabili, simpaticissimi, a tratti trascinanti, perfetti. Verissimo. Darei loro 7 euro, anche 10, per seguire una serata davanti ad un cocktail gigante di quelli con l'ombrellino colorato.
Ma il genere che propongono trova una sua giustificazione solo e proprio in virtù di questo approccio a metà strada fra il sarcastico e l'enogastronomico – i cinque cucinano sul palco, mentre suonano: altrimenti, dire che non ha niente da dire, è poco. Nonostante i testi, arguti e stuzzicanti, che vanno a toccare tematiche vastissime dall'attualità al cibo alla libertà alla realtà disarmante dell'attuale jungla metropolitana, stento a coglierne la necessità, di un approccio del genere. Poi in Italia con l'egemonia trashculturale di Elio – che manco a farlo apposta è ospite in "Chissà" – non capisco proprio dove vogliano andare a piazzarsi. Ma in fin dei conti non è affar mio.
Piuttosto, c'è da dire che le tredici chirurgiche filastrocche, anche grazie a qualche innesto tipo Eugenio Finardi o alla voce registrata di Demetrio Stratos, danno vita ad un gruppo delicato e gentile, che fra i primi Dirotta su Cuba, il Caputo dei successi più nazionalpopolari e personali preferenze a casaccio nel pop soprattutto '80, riesce a costruire un suono volutamente confezionato in una luccicante carta a fiori e farcito – nei testi - da spunti fuori dalla norma.
Però, come tutti quegli oggettini che ciascuno di noi conserva sul caminetto, "Varietà Di Ricette" resta lì, un po' sterile e un po' inutile. Anche se quando li guardiamo – quegli oggettini – ci fanno sorridere. Almeno un po'.
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La recensione Varietà Di Ricette Per Una Sana Alimentazione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-21 00:00:00
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