Pillow è Luca, tastiere dei Giardini di Mirò. Nessuno se lo ricorda, se non i fan accaniti. Io non sono uno di questi. In solitario ci offre 8 pillole di folktronica targata glitch di buona fattura e di raffinata sensibilità, accompagnato da gente come Patrick Zimmer dei Finn. (nella evanescente “Cut-Out-And-Keep Quarrels”), Populous (che regala beat rotondi all’iniziale “Song For Beginning”), Nitrada (nella strumentale “Mixologist And Waifs”), Lorenzo Lanzi e Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò e Jacqueline Tume (veco in “Thik Skin”).
Folktronica targata glitch cosa cazzo vorrà mai dire? Buona domanda. La lingua è quella di gente teutonica come Notwist, Tarwater, To Rococo Rot, ovvero un mix di melodia, strumenti acustici (molti archi, ma anche fiati e un pianoforte) e infezioni elettroniche schive ma anche maleducate (glitch). Interferenze del cuore direbbe qualcuno. E qua le interferenze sono delicate e sussurrate, un po’ come dei sospiri nel sonno, aliti di vento in una stanza chiusa. Il mood è malinconico e dimesso, come dalle parti di certe creazioni di Matt Elliott (Third Eye Foundation e non) e dei succitati. A passo felpato e con lentezza cadenzata si attraversano i 43 minuti di “Flowing Seasons”, e un caldo senso di pace attraversa l’animo, sempre a un “glitch” dall’alienazione. In questo senso vengono alla mente certe cose targate Constellation (A Silver Mt. Zion, ma anche Godspeed You! Black Emperor) o anche certi effluvi mistico decadenti targati Neurot (l’etichetta dei Neurosis) o Young God (l’etichetta di Michael Gira, ex-Swans) e immancabilmente i Sigur Ros (i sussurri di “Mixologist And Waifs” sembrano uscire dall’Hopelandic degli islandesi).
Per molti, musica che fa due palle così, per altri minuti intensi e che fanno sognare. Non c’è via di mezzo. Per i fan dei Giardini un qualcosa che forse potrà interessare, anche perché dopo “The Academic Rise of Falling Drifters” (raccolta di remix ad opera di gente come Dntel, Styrofoam, Opiate, Nitrada e altri) anche loro si sono accorti che l’elettronica può non far male. Per i neofiti i nomi citati fino ad ora sono un punto di partenza per scoprire un nuovo autore italiano di musica elettronica da camera meno effettata e barocca di Populous o delle produzioni più dance-floor-oriented. Una figura policroma pacata e introversa, un lumino caldo in un tunnel buio. Forse Luca potrebbe farsi un giro dalle parti dei Larsen di Maurizio Modenese Palombo e del Post Romantic Empire, credo che lo accoglierebbero a braccia aperte. Ottimo inizio…
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La recensione Flowing Seasons di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-03-09 00:00:00
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