È un’urgenza comunicativa genuina e appassionata – e non di mera facciata – quella che muove il ritorno sulle scene di Pierpaolo Marino. E in tal senso il secondo album del cantautore siciliano vuole anticiparci, fin dal titolo, la natura istintiva, umorale e liberatoria di un flusso creativo totalmente affrancato da condizionamenti esterni, in quel suo voler riversare su disco un aggregato di stati d’animo personali senza filtri o artifizi di sorta.
Senza Controllo dispensa 11 brani – concepiti tra le mura domestiche e affinati in studio in un secondo tempo dalla regia sapiente del buon Paolo Messere – che nel dosaggio equilibrato di contemporaneo cantautorato nostrano, nostalgia per gli '80, umbratile elettricità e algide atmosfere sintetiche palesano il loro punto di forza. Ricettacolo di introspezioni, tormenti e malinconiche elucubrazioni – esasperate forse dalle ansie pandemiche – l’opera seconda di Marino guadagna preziosi punti partita grazie a certe aderenze stilistiche con i Denovo (In Orbita, Per Mille Anni), Benvegnù (Pulsar, Martini e Napalm), La Crus (L’Idea Del Sangue) e a un’interpretazione versatile che sa concedersi persino fumose derive crooneristiche (Un Secolo Fa).
Il coraggio dimora altrove, vero, ciononostante le canzoni di Marino – e dei suoi collaboratori – lasciano piacevolmente il segno su tutti i fronti, compreso quello più sensualmente immaginativo (“E le tue gambe accese / Mano che scivolando / Ricorda il passo svelto di una ginnasta slava”).
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