Ricordo ancora una discussione fatta con un mio vecchio amico ai tempi del liceo, nella quale egli sosteneva la sostanziale inessenzialità del basso elettrico nell’economia delle canzoni, relegandolo a un ruolo di semplice comparsa. Quanto avrei voluto, all’epoca, avere per le mani un’opera come In The Bass Room! Si tratta del primo EP da solista di Michele Fraternali, il quale decidere di sfruttare l’esperienza maturata attraverso i suoi precedenti progetti musicali per omaggiare il basso elettrico, strumento musicale fondamentale ma che molto spesso viene poco considerato.
I cinque brani che compongono il disco sono stati realizzati attraverso l’impiego esclusivo di diversi bassi elettrici: questo strumento si trova quindi liberato dal classico ruolo ritmico a cui viene relegato, per diventare protagonista indiscusso dell’intero album. Fraternali riesce infatti a mostrare tutte le potenzialità di questo strumento: i brani proposti propongono al loro interno una varietà di differenti situazioni musicali, tutte ben realizzate e interessanti, riuscendo in ciascuna a far emergere il contributo unico che un basso elettrico può conferire. Si parte con l’apertura funkeggiante di Muffy Groove, per poi passare alle atmosfere più cupe e rilassate di October, fino alla quasi ambient di Healing: una varietà di stili ed influenze che riescono ad essere ben riconoscibili ed efficacemente incorporate, nonostante il ricorso ad un unico strumento.
In The Bass Room è un piccolo divertissement, un esercizio di stile che riesce però anche ad avere uno scopo più concreto – far apprezzare il basso elettrico – e a raggiungerlo molto efficacemente: questo EP farà ricredere chiunque ritenga il basso uno strumento musicale superfluo.
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