Con Storie di un appuntamento Angelica alza l'asticella del suo cantautorato, rendendolo più sintetico e accattivante, ma non riesce alla fine a tirare le somme, lasciando il disco non del tutto concluso.
Angelica ha cambiato direzione. Niente di sconvolgente, sia chiaro. Ha deciso di assecondare la recente deriva sintetica della canzone pop. Cambia formazione, ma non cambia flow. Storie di un appuntamento arriva una ventina di mesi dopo il disco d’esordio, e più che la sua prosecuzione, pare una sua parte complementare.
Potremmo dire che i primi due dischi di Angelica siano il debutto di Angelica solista. Si completano a livello di sound, per le possibilità esplorate, a distanza non esagerata per riavvicinarsi ed essere inquadrati da un solo sguardo. Questo secondo capitolo è quello più piacione, dove il ritornello pop riesce a far breccia prima nel cervello, e dopo nel cuore. Non è per niente calata l’emotività, è aumentata la dirompenza stilistica.
L’inizio di Storie di un appuntamento è perfetto, pare un best of. Mette in fila i quattro pezzi migliori che Angelica abbia scritto. Nonostante la presenza di qualche pigro luogo comune, che rischia di guastare la brillantezza generale delle parole scelte -“Sei più Beatles o Stones?” lanciato così, un po' de botto, anche no dai…-, la musica non molla mai il colpo, ammicca sempre a chi sta ascoltando. Produttori e musicisti –nomi meno altisonanti di quelli che figuravano in Quando finisce la festa- controllano la situazione. Le linee vocali fanno deviazioni baustelliane apprezzabilissime, e vengono rievocati gli anni ’80 in modo sobrio e asciutto.
A metà avviene la frattura. Cambia energia, i pezzi si fanno più sofisticati e meno memorabili, ma i testi più curati. I bed-in di Lennon, le complicazioni della vita, i ricordi come fiori convincono di più delle frasi mezze fatte della prima metà. Poi però succede che l’album finisce. Ma come? Saranno passati sì e no 25 minuti…
Questo è il difetto di Storie di un appuntamento. Non vengono tirate le somme. Mancherebbero almeno un paio d’altri pezzi per potersi dire pienamente soddisfatti; e soprattutto Comodini non è al livello del gran finale che era QFLF. Ed è un gran peccato. L’asticella è stata alzata, e nemmeno poco. È evidente la crescita di Angelica -ed è questo ciò che conta di più-, ma c’è stata un po’ di fretta.
E probabilmente l’avvertimento voluto era proprio nel verso iniziale. “Forse è ancora un po’ troppo presto”
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La recensione Storie di un appuntamento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-02-05 00:40:00
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