Post rock e post punk d'autore, tra decadentismo, rabbia e disillusione
Partenza col botto, sia musicalmente che dal punto di vista dei testi. Un attacco degno dei migliori album punk: zero intro, pochi fronzoli e diretti al punto. Ma l'energia di 1982 non si esaurisce certo subito: 8 tracce in cui post rock e post punk si fondono e creano cupe atmosfere che lasciano poco spazio a messaggi di speranza.
"Una cosa è vera se la dici almeno dieci volte", canta rOMA e infatti Luce, l'opening dell'album, è un brano che ripete quasi allo sfinimento questo e altri versi, come a voler imprimere nelle parole quella verità che non può esistere senza ripetizione. Una frase che racchiude il senso della menzogna o, se vogliamo, della post verità: una bugia ripetuta diventa vera.
rOMA, nome d'arte di Vincenzo Romano, è un cantautore romano al primo lavoro di studio. Affiancato da Nicola Toro alla batteria e da Damiano Corrado al basso, l'artista capitolino propone un album immediato, ma allo stesso tempo pregno di significato. Le immagini evocate nei pezzi di 1982 sono tutt'altro che allegre: decadentismo, rabbia, disillusione, sono solo alcune delle emozioni che traspaiono dal nuovo lavoro di rOMA.
Tra i brani più evocativi dello stile del disco e del disagio interiore dell'artista, c'è Zanzara: chitarre sporche e scure, che ripetono all'esagerazione il tema principale, suonato sull'intro e tra le strofe. Una canzone che assume lo schema del mantra, con il riff che diventa quasi un momento di raccoglimento spirituale, grazie all'intensità e al ritmo che si fondono in uno schema quasi circolare che ricorda a tratti l'introspezione dei Tool.
Se vi è piaciuto Drunk Tank Pink degli shame, apprezzerete i suoni grezzi e dai toni scuri di 1982.
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La recensione 1982 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-14 11:26:00
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