Quando ballo mi annoio è il titolo del primo disco di Avarello, musicista e cantautore siciliano.
L'album si snoda lungo sette tracce dal carattere prevalentemente acustico, a partire dalla prima, Universo Personale. Qui ad accompagnare la sua voce c'è solo una chitarra acustica: una scelta che mette in risalto il lavoro di scrittura, molto ben curato, in questa come nelle altre canzoni del disco.
In Indigestione alla strumentale si aggiunge una timida batteria, ma il risultato è comunque una traccia decisamente acustica. Il tono è solare e scanzonato, ma il testo ci parla ancora di nostalgia e del quasi ineluttabile fenomeno "dell' autodistruzione dell'amore" che renderebbe la felicità un momento effimero e passeggero delle nostre vita.
Fin dai primissimi momenti del disco si possono individuare le sonorità che hanno influenzato il cammino artistico di Avarello, ed il suo stile cantautorale che per certi versi ricorda quello delle Luci della centrale elettrica.
Con Le cento cose l'accompagnamento strumentale prende più carattere, la batteria si fa più pesante e il tono energico e incalzante. Il tema è quello del viaggio, dei progetti e delle promesse fatte a se stessi.
In Franco una chitarra interviene decisa e distorta su di un'intro quasi a cappella. Qui Avarello ci ricorda un po' i modi e le atmosfere degli Zen Circus.
Nel complesso è un disco in cui è chiara la vocazione dell'autore per la scrittura, e di un utilizzo sapiente di essa che riesce a comunicare le proprie sensazioni ed intenzioni con estrema facilità e precisione. È un disco ben scritto e ben suonato che ci impone di tenere d'occhio i suoi prossimi lavori.
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