Gli zYp, accompagnati da anni di esperienza e gavetta, debuttano con l'album omonimo. Un rock perfettamente collocabile nel panorama contemporaneo italiano, tra derive stoner e contaminazioni pop.
Gli zYp sono quattro amici torinesi che quasi dieci anni fa hanno cominciato a suonare insieme, al liceo, come tanti. Nel 2016 è arrivato un ep, Non sapevamo scegliere. Tre mesi fa è uscito il loro primo album, che si chiama come loro. Ormai i ragazzi, abbastanza cresciuti, dovrebbero essersi accorti che non solo sono una band vera e propria, non solo suonano un rock divertente e mai stopposo, ma sono pure bravi.
La santa esperienza si sente in questo debutto degli zYp. La collocazione è perfettamente in linea col panorama italiano dell'ultimo decennio. Dall'inizio si delineano senza indugio i riferimenti, e finiamo in braccio ai Verdena sia per il sound di Comincia, sia per la scelta di alcuni titoli, uno su tutti Desertica. Ci sono le distorsioni grasse, le derive stoner, e ovviamente un po' di effetto megafono della voce. Ma soprattutto ci sono delle scelte melodiche intelligenti, proprio perché in linea col lavoro della band bergamasca.
Il disco scorre bene, tra momenti di classicismo e freschezza, tenendo alto il ritmo ma concedendosi comunque una notevole contaminazione pop, senza estremismo da puristi. Verso la fine il tutto va ad adagiarsi sulla luce opaca emanata da Sole Fermo, ballata deliziosa dall'atmosfera sospesa che ricorda i modi degli Winstons di Roberto Dellera. Il rock degli zYp è urbano, sporcato dall'odore della città e dei suoi edifici fatiscenti che "intasano l'aria", come si sente cantare ne Le fabbriche.
Nessuno si strapperà i capelli, sia ben chiaro, ma con pochi elementi - nemmeno troppo originali - gli zYp sono stati in grado di dar vita a una manciata di canzoni ben scritta e ben suonata, che si fa ascoltare ripetutamente, e che lascia immaginare buoni sviluppi per il futuro della band.
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La recensione zYp di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-31 16:36:00
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