LuZi è un progetto solitario animato da un forte legame con la regione d’origine del titolare, Andrea Lesignoli, con il suo patrimonio culturale: testi interamente in dialetto parmigiano, radicati nel folklore e nella storia locale del fu Ducato di Parma e Piacenza, raccontato con un approccio post-folk che prova unire tensioni contemporanee ad uno spirito popolare e antico. Un calderone meticcio il cui ingrediente fondamentale è un suono di chitarra acustica distorta innestata su ritmiche tese, una sorta di post-punk/new wave acustica grezza e lo-fi, terragna come gli scenari antichi e rurali delle valli parmigiane richiamati dal cantato in dialetto, che oscilla tra la distanza evocativa e l’istrionismo da cantastorie. Una struttura si piega e si apre sotto la spinta di dilatazioni post-rock o di malinconiche accelerazioni da avantgarde black metal (Fulminè), lunghi passaggi strumentali (Lungoparma), campionamenti narrativi (Al nòster sgnòr); l’intuizione, è quella di proseguire sulle vie aperte da chi, dai contesti culturali e musicali più disparati, ha tentato una connessione fra linguaggi contemporanei e l’evocazione di una dimensione ancestrale e immanente. L’opera di sintesi di LuZi mostra però ancora qualche giuntura arrugginita e un po’ di confusione tra le tante buone idee e ispirazioni messe sul piatto, che non è sempre chiaro dove vogliano andare a parare. Ciò detto, Fulminè è comunque un lavoro breve, appena quattro pezzi per meno di venti minuti di musica, che si ascolta facilmente e, se non altro, può valere come punto di partenza per nuove strade da sviluppare in futuro.
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