Con My Mamma La Rappresentante di Lista sancisce il territorio d'esplosione del queer-pop; musica che parla ad alta voce e declama, per mettere in atto la resistenza come forma di vita più importante.
"Vorrei tuffarmi in mare/(...)Respirare tra le onde il sale/Religiosamente". In gergo tecnico questo si chiama l'inizio di un viaggio, lo sciogliere le briglie verso una meta che ancora non si conosce, ma i cui contorni sono ben delineati nella nostra testa. Il viaggio che inizia come una culla, ma che sarà un po' spaventoso, per quello che sarà in grado di smuovere. My Mamma comincia con una nave che salpa, per poi cambiare più volte mezzo di trasporto.
Il quarto album de La Rappresentante di Lista trasporta con sé, per tutta la sua durata, la voglia di aprire tutto. Questo Corpo ha germinato ed è uscito allo scoperto dopo il tremore di Woow, per venire a far parte di un'unità diversa, chiamata collettività. Uno stadio ancora più politico della presa di coscienza e autodeterminazione. L'opera del gruppo entra sempre più nell'ottica del corpus, dove una parte sfocia nell'altra. Così la fine di Go Go Diva ha fatto iniziare My Mamma. Perché le tematiche erano già urgenti, e ora hanno semplicemente trovato il modo di essere suonate nel miglior modo possibile. Nel 2019 sul palco del Primo Maggio Veronica esordiva così: "Perda sempre chi ci vuole chiusi, chi ci vuole succubi.(...) Vinca sempre la nostra voglia di resistere; ci salvi sempre questo corpo". C'era già tutto, con qualche catena ancora addosso. Ora l'organicità la possiamo percepire tutti.
Sul piano dello stile My Mamma è più radicale dei suoi capitoli precedenti. Le ballate sono sempre più dolci e avvolgenti, con una nuova ricchezza di suono, e le lacrime agli occhi al solo pensiero di quando verranno suonate dal vivo. Nel Lato A la fa da padrone Oh Ma Oh Pa, il miglior ritornello dell'anno fino a questo momento. Alieno è la I Feel Love della band, un excursus dance totalmente inaspettato, e anche il singolo con cui sono tornati a bussare con forza alle nostre porte in questo 2021. Le sorprese tornano nel Lato B, quando nel finale i testi diventano più recitati che cantati, prima in Resistere, vero e proprio manifesto programmatico, e poi in Mai Mamma, perla finale dall'incursione elettronica prepotente, in un mix di percussioni da danza tribale e momenti acustici improvvisi.
Quello che sta in mezzo è l'esplosione del queer-pop nella sua forma migliore. Musica che parla ad alta voce e declama drammaturgica, chiudendo ogni verso con decisione, nella rabbia della rivendicazione -V.G.G.G-, o nella sospensione magica che in Paesaggi stranieri rallenta il cammino, ma non lo ferma mai. My Mamma non ha un momento di cedimento; dieci canzoni grandissime -tutti potenziali singoli- e tre strumentali scritti e suonati in una performance che è già in atto, anche senza un palco a disposizione. La Rappresentante è ormai un collettivo a tutti gli effetti, e così rivendica l'azione politica della sua arte. Marta, Enrico, Erika e Roberto sono il perfetto completamento di Veronica e Dario -questa volta anche voce solista in Fragile-, nucleo che pulsa sempre più. Dieci anni fa erano parte dei corpi soggiogati in Educazione Fisica sotto la guida di Civilleri e Lo Sicco, oggi di quei corpi hanno fatto un'alleanza. La forma di vita più importante che possono mettere in atto è la resistenza.
La Rappresentante di Lista è tornata al momento giusto, quando ce n'era bisogno, ed è riuscita a fare breccia insieme a Dardust nel grande pubblico con la partecipazione a Sanremo. Quello che sarà è impossibile da dire, ma in questo buio abbastanza impressionante, la meraviglia sono ancora una volta loro.
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La recensione My Mamma di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-03-10 11:00:00
COMMENTI (7)
bentornati!!
nell'insieme carino. voce straordinaria.
Alieno bella hit, il resto insomma...
@mario.miano.39 non sarò certo io a contestare la qualità di questo album, che è al di sopra della media di quasi tutto il panorama attuale italiano; mi limito a constatare che il lavoro meticoloso sulla produzione dei brani, ha tolto un po di quella spontaneità sorprendente, tipica soprattutto di Bubusad, dove pezzi come "siamo ospiti" e "un isola" hanno, nella loro semplicità, una forza dirompente. Per quanto bello, questo My Mama, difficilmente tra un anno lo ascolterò ancora, al contrario di Bubusad e go go diva che ascolto ancora oggi a distanza di tempo. Il problema è proprio che per essere piu popolare qualcosa devi sacrificare, e questo album non sfugge a questa regola. In tutto questo, mi auguro che raccolgano tutto il successo che meritano, perchè lo meritano, piu per i precedenti album che per questo, ma va benissimo cosi.
Caro maxavo non credo che l'energia sia stata sacrificata ma solo convertita in un linguaggio sempre più popolare. Ed è cosa buona e giusta perché ti assicuro che la voce spianata e diretta di Veronica sul songwriting magistrale di Dario sono un dono che deve essere elargito a tutti gli italiani. Assurdamente l'unico difetto che io trovo è il livello di 2 canzoni che splendono in maniera così totale da far sembrare un pò più piccolo il resto di un disco stupendo. Intanto "resistere" , un capolavoro di voce, melodie, cambi di registro e arrangiamenti. Ma a lasciare completamente annichiliti è la seconda canzone "oh ma oh pa", un luccichio pop che quando parte il ritornello ti manda letteralmente nella strotosfera, toi fa vedere l'acqua su marte, roba da patrimonio Unescu, Benvenuti sulla Terra.
carino a tratti...
Arrivata al quarto album, la rappresentante di lista ha deciso di prendersi tutto quello che gli spettava, e lo fa con il suo album piu pop del lotto, sacrificando quell energia, a volte compressa altre dirompente, che caratterizzava gli album precedenti. La classe non è acqua e se la gioca alla grande, ma rimane il rammarico non riuscire a percepire quell elettricità che permeava la sua musica, sia che fosse declinata nella chiave acustico folk del bellissimo "bu-bu sad" piuttosto che in quella elettro rock dell altrettanto notevole go go diva.
Insomma, non ci possiamo lamentare troppo, ma un pochino si.