Un nuovo capitolo di una discografia sterminata, con brani ispirati e ricchi di consapevolezze.
Gli Yo Yo Mundi sono una vera e propria istituzione del nostro panorama musicale underground. La rivoluzione del battito di ciglia è il diciannovesimo album in studio della band piemontese (quante altre formazioni riescono a tagliare questo traguardo?) ed è anche la ciliegina sulla torta per i trent'anni di carriera.
Registrato in studio dopo una campagna di crowfunding, per i primi tre mesi non è stato possibile ascoltarlo sulle piattaforme digitali: una scelta precisa per provare a spingere la vendita del supporto fisico, cd o vinile che sia. All'interno del disco sono presenti undici brani di poesia consapevole, tutti scritti dall'ispiratissima penna di Paolo Enrico Archetti Maestri: musica che nasce da un'esigenza reale, come è sempre stato durante la carriera della band. Per la prima volta, inoltre, gli Yo Yo Mundi provano a dare un tocco di modernità al loro stile sonoro, che comunque rimane perfettamente riconoscibile. Tra i brani migliori possiamo segnalare "Ovunque si nasconda" in apertura, la profetica "Spaesamento" e il brano di lotta "VCR". Marino Severini dei Gang partecipa con la sua voce al brano "Fosbury", anche questo tra i più interessanti del disco, dedicato a quel Dick Fosbury che ebbe il coraggio di essere un vero innovatore nella disciplina del salto in alto.
Come sempre eleganti e ricchi di tonalità calde, gli Yo Yo Mundi ci regalano l'ennesimo buon lavoro di una discografia ricchissima ma costantemente familiare. Lontani dagli algoritmi e da una società divisiva, da sempre al fianco di chi combatte ogni giorno per una rivoluzione collettiva.
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La recensione La rivoluzione del battito di ciglia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-05 09:26:25
COMMENTI (1)
Un disco questo, che mi riconcilia in parte con la delusione del precedente album, quel "evidenti tracce di felicità" a lungo atteso dopo il bellissimo "album rosso". Non siamo a quegli altissimi livelli, accantonati per chissà quale velleità commerciale (ipotizzo) e trdotta in un folk pop di una convenzionalità (ed ingenuità, aggiungo) disarmante nel disco precedente. Ma un passo falso lo si puo concedere a chiunque, a maggior ragione ad un gruppo storico e prodigo di album memorabili ("percorsi di musica sghemba" è un capolavoro di folk-rock come non se ne sono piu sentiti da allora, oltre che fino ad allora).
Un album non epocale, ma capace di catturare in piu di un passaggio, con l ispirata (e ritrovata) vena poetica di Archetti Maestri, e con una ricerca sonora finalmente fiera delle passate sperimentazioni (Umbratile). Oggi come oggi, non è poco.