Prendete il nome di questo quintetto di Ostia (spudoratamente anni ’70) combinatelo col titolo del suo debutto sulla lunga distanza (candidamente anni ’80) e coglierete al volo un’evidente propensione verso certo passatismo musicale, fatto in questo caso di pop-rock funkeggiante ed elettronico, dalle tinte sentimentali, nostalgico e radiofonico quanta basta.
Dunque, tanta, tantissima retromania – forse troppa – a saturare le dieci tracce di Retro Pop: da una parte in perfetta sintonia con quell’Itpop di scuola The Giornalisti / Leo Pari / Calcutta (Supereroi su tutte) che, a sua volta, tanto deve alla tradizione cantautoriale italiana (da Lucio Battisti a Luca Carboni, passando per Alan Sorrenti e Antonello Venditti), e dall’altra tenacemente affezionato alla spensieratezza ritmica dei Ridillo negli episodi più funky-soul (Arance, Passano I Secondi) e alla disco dei Daft Punk nelle rifiniture sintetiche.
A fine giro di giostra Retro Pop dà l’impressione di sapersi muovere scaltramente all’interno di un continuo gioco di rimandi (e dato il titolo non poteva essere altrimenti) che, pur senza riservare particolari sorprese, riesce comunque a macinare piacevolezza melodica: come del resto sta a testimoniare quella Cosmonauti che, originariamente pensata dalla band per lo stesso Luca Carboni, è stata poi trattenuta egoisticamente con l’intento di trasformarla nel proprio “biglietto da visita”.
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