Il secondo EP di Moonmine è un breve excursus tra rock, folk, blues ed elettronica
‘My Revolution’ ci mostra in quattro tracce quattro diverse facce della scrittura di Moonmine, al secolo Lorenzo Ciavola, marchigiano, anni di palchi e gavetta sulle spalle: la opener Karma (Hate Love Pt. 2) è un blues rock alcolico e fumoso, una specie di ballad da bettola vagamente alla Tom Waits guidata da un intreccio di piano, chitarra e voce. I Don’t Believe You Know invece è un breve e curioso esperimento giocato su incroci e sovrapposizioni vocali, non particolarmente interessante fino alla risoluzione conclusiva, mentre My Revolution (a fool) è un sinuoso crescendo post-punk tra rimbalzi di voci graffianti, melodie sensuali e fraseggi di synth e chitarra. Chiude la panoramica We Don’t Care, un folk sognante figlio degli Zeppelin di Ramble On o Bron-Y-Aur Stomp, a metà tra corporeità blues e la screamadelia di Bobby Gillespie e soci. Nella loro eterogeneità, gli 11 minuti di ‘My Revolution’ attingono comunque dallo stesso pozzo, in cui si mescolano le sorgenti del rock e del blues, del jazz e del folk, del pop e dell’elettronica, unite dal tocco della chitarra e dal caratteristico timbro graffiato della voce di Lorenzo. Tante le suggestioni in ballo, articolate in una concezione interessante dell’andamento e dell’evoluzione dei brani; ci sono ancora diversi spigoli da smussare, qualcuno nel mix (la voce potrebbe essere integrate meglio in alcuni passaggi), altri nella scrittura (I Don’t Believe You Know è un episodio riuscito, nel migliore dei casi, a metà), soprattutto c’è spazio per argomentare ulteriormente i discorsi cominciati in un lavoro dal respiro più ampio.
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La recensione MY REVOLUTION di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-11 16:01:20
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