Non ero stato magnanimo nei confronti del gruppo ravennate dopo averlo visto per la prima volta in azione con il supporto vocale di Luisa Cottifogli, colei che ha sostituito nel ruolo quel John De Leo di cui tutti gli appassionati di certa musica apprezzano doti canore e indiscutibile carisma. Non perché la nuova vocalist fosse improvvisata nella parte (anzi!), bensì perché i Quintorigo sono un'alchimia i cui fattori base devono rimanere immutati.
Perché le 15 tracce contenute ne "Il Cannone" dimostrano che essere bravi musicisti non sempre coincide con una creatività all'altezza della fama. Sicché l'impegno può anche essere superiore al passato, ma il senso di nostalgia sovrasta tutto il resto. Soprattutto se a chiudere la tracklist tocca ad una nuova versione di "Grigio", parzialmente rimodellata sulla voce di Luisa, che fa rimpiangere i tempi andati.
Eppure il disco non si apre malamente: dopo l'intro strumentale di "440 hz", la title-track e "Frankestein" lasciano intravedere spiragli di luce della nuova formula. Ma già con "L'Attesa" comincia la discesa, sempre più ripida quando è il momento di "Redemption song", cover che il quintetto ci presenta in una versione insipida e priva di verve. A seguire ancora diversi brani inediti dove si tenta un approccio vagamente più obliquo del solito ("Lacrime"), ma i risultati non migliorano. Piace invece "Alligator man", relativamente lontana dagli stereotipi della band e incentrata su un ritmo country che quantomeno suscita un minimo (finalmente!!!) l'effetto sorpresa. Peccato che la successiva "Nel Clone Del Padre" suoni retorica fin dal titolo, per non parlare di un arrangiamento che a tratti vira verso il metal… bleahh!!!
"Goodbye Pork Pie Hat" è una lunga ballata che dà a Luisa la possibilità di riscattarsi e ci piace per come viene riletta; molto meno intrigante l'interpretazione di "Invisible Sun", tradotta in italiano e poco incisiva. Senza voto "Ranni Li", brano della tradizione araba su cui evito commenti non conoscendo la materia.
Ci si avvia alla conclusione con una versione un po' sopra le righe di "Luglio Agosto Settembre (nero)", inframezzata da un inserto noise che nulla aggiunge al pezzo, per arrivare allo strumentale di "Senza Voce", traccia che lascia il tempo che trova. Infine la chiaro version di "Grigio" con la quale si è aperta la rece e attraverso cui ribadiamo il concetto iniziale. A buon intenditore…
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La recensione Il Cannone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-03-30 00:00:00
COMMENTI (1)
Questa è la recensione del disco con la quale mi trovo più d'accordo tra quelle che ho letto
la cottifogli è senz'altro una brava cantante ma il gruppo ha perso lo stile pur cercando di mantenere il suo aspetto,(orrenda "nel clone del padre") mi spiace molto perchè ero quasi un fan.
Spero che de leo faccia delle belle cose da solo