Collettivo, quando non è usato come semplice sinonimo di “gruppo”, significa un insieme meno chiuso, poroso, di soggetti che contribuiscono in maniera uguale ed orizzontale ad un progetto. Insomma un collettivo è per natura più imprevedibile e, in senso letterale, sperimentale di una band, quindi non ci stupisce troppo trovare in ‘L.S.M.’, album d’esordio del collettivo lucano Lo Stato Mentale, una serie di anime che convivono a volte in maniera organica, altre con difficoltà. Volendo riassumere, ci troviamo davanti ad uno strato di country blues grezzo e malinconico, colori scuri da Southern gothic (un’atmosfera che non vediamo male ricucita sulla Basilicata), ad una componente rock declinata in forme varie, e ad una sorprendente congiunzione con strofe rap che fanno capolino qua e là, dando vita a momenti di crossover canonico (It’s true) o a sperimentazione blueseggianti (Kill the master). Sono diversi gli incastri e i dettagli da rifinire ancora, ma è soprattutto la componente più elettrica a mostrare segni di cedimento. Quasi stupisce che il delicato slo-core di It’s true e il robusto rock melodico di Parlando di te, che hanno davvero poco in comune ma a modo loro portano il lavoro a casa, convivano nella stessa tracklist di Toccare anche il male, Come cani e Welcome. Una componente che ondeggia intorno ad un italo rock abbastanza radiofonico, ma seppellito sotto un sound troppo crudo ed amatoriale, arrangiamenti incerti e linee vocali non restituite adeguatamente dalle prestazioni canore o forse, difficile dirlo, dalla produzione. ‘L.S.M.’ va inteso probabilmente come una fotografia nuda e cruda delle sperimentazioni del collettivo, un grosso foglio pieno di schizzi, idee e progetti, ma prima di ritornare su disco forse è meglio scremare qualcosa, aggiustare il tiro e iniettare un po’ di organicità nel progetto.
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