Il secondo album di Massimo Pericolo è di una lucente e dolorosissima bellezza
Nei giorni il mio primo ascolto del nuovo disco di Vanetti Alessandro, nato a Gallarate il 30 novembre del 1992, ho fatto un enorme lavoro su me stesso per scacciare l'idea di iniziare questa recensione con l'abusatissima citazione caparezziana del secondo album che "è sempre il più difficile nella carriera di un artista", a sua volta uno sfottò nei confronti di chi critica la musica senza prima saper fare un po' di critica a se stesso. Una volta autoconvintomi di potercela fare, ho schiacciato il tasto play e Massimo Pericolo, citando lui stesso ciò che per me era non citabile, mi ha ricordato che ogni pregiudizio è destinato all'errore, persino quello più intellettualmente ok.
Che buttare fuori un nuovo disco con un senso e del valore effettivo dopo quella gemma rarissima che è stato "Scialla Semper" – capolavoro "pasoliniano" che aveva sconvolto me come migliaia di altre persone ormai due anni fa – fosse affare complicato, veniva da sé. Parliamo di un disco intitolato come l'operazione antidroga che aveva donato un anno abbondante di gabbia a Massimo Pericolo, un disco in cui convivevano la poesia di "Amici" e "Sabbie d'oro" e la rabbia cieca di un anthem pazzesco come "7 miliardi". Insomma, qualcosa di irripetibile. Eppure "Solo tutto" è altrettanto speciale. Per davvero. La fragorosa conferma che siamo di fronte – in un panorama pieno di caricature e motivi di imbarazzo come il rap italiano oggi – a qualcosa di molto diverso da tutto il resto. Infinitamente più interessante, con buona pace di chi si sentirà offeso.
Il secondo disco di Massimo Pericolo è fatto di 15 tracce intense, intime, emotive, struggenti, dolorose, devastanti. Anzitutto – molti lo dimenticano, spiccando così tanto l'abilità viscerale nella scrittura di Vane e la sua personalità – complimenti a Phra Crookers, che – assieme a Nic Sarno e Goedi – dà struttura e rifinisce musicalmente un talento che più grezzo non si poteva. I beat e gli arrangiamenti sono vari e curatissimi e accompagnano di volta in volta l'ascoltatore in posti differenti – ma sempre abbastanza pericolosi –, dalle nebbie di una statale al chiuso di una stanza, fino alle galere umide che ognuno ha dentro di sé. Contribuisce al salto di qualità Vane, sempre più a suo agio nel modulare la voce e farne uno strumento (personalmente meno effettata è, più apprezzo) per raccontare amore e sesso (molto), violenza verso gli altri e soprattutto verso se stesso. Perfette le scelte dei feat. Ci sono solo i migliori sulla piazza: Venerus che apre le danze, Salmo che fa Salmo, Madame meravigliosa a vestire i panni della truzza di provincia in fuga con le Air Max ai piedi, J Lord col suo slang napoletano da schioppare le casse (qua siamo fan dal giorno uno, si dia a noi quel che è di noi).
I pezzi sono un susseguirsi di scene di brutalità urbana sceneggiate divinamente – perché vere – e di frasi da scolpire sui sassi, di nichilismo oltre il punk e tendenze suicide, di voglia di non capire e non accettare, autoanalisi feroce e senza redenzione. Uno dopo l'altro, i calci di Vane ci spaccano le mascelle. Ci dicono che, come la Luna, tutto quanto ha un lato oscuro, e farci i conti è giusto per tutti e inevitabile per alcuni. Perché spesso coloro che tutti considerano come sbagliati sono gli unici sinceri e corretti dinnanzi a sé.
"Casa nuova", "Debiti", "Sai solo scopare", "Air Force", "Bugie", "Brebbia 2012": tutti pezzi strazianti, bellissimi. Il successo degli ultimi due anni non ne intacca la credibilità nemmeno di mezzo grammo. E il finale di "Fumo" – come già aveva mostrato il video di "Polo Nord", che pare richiamare come immaginario – lascia presagire la possibilità per Massimo Pericolo di compiere senza traumi un ulteriore salto di qualità, il racconto di storie e di mondi e non solo dei propri demoni. Questo d'altra parte fa lui, letteratura di altissimo livello, quella che quando chiudi l'ultima pagina oppure si esaurisce la traccia finale ti lascia addosso malessere vero, disturbi, interrogativi e la certezza di aver donato del tempo a uno che se lo meritava tutto.
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La recensione Solo Tutto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-03-26 01:00:00
COMMENTI (2)
Super album !!! Sembrava difficile superare "scialla semper", ma VANE c'è riuscito in pieno con dei pezzi straordinari. Anche nel sentimentale non male
album lirico, che alza l'asticella della scrittura del Rap in Italia. Bello.