The Exact Moment When I Realised That Life Could Bore Me è il gravoso monicker scelto dal producer lombardo Pietro Bonaiti per il suo nuovo progetto di ambient/elettronica, il cui album d’esordio, omonimo (sic) è in uscita per l’inglese Beached Records. Dieci tracce di lunghezza variabile, dagli sketch cinematici di poco più di due minuti alle mastodontiche tracce di quasi un quarto d’ora, frutto di un periodo di studio, gioco, sperimentazione e “meditazione non pretenziosa”. ‘The Exact Moment When I Realised That Life Could Bore Me’ è un album da ascoltare con molta attenzione o, al contrario, di sottofondo. Sono, paradossalmente, le due condizioni ideali per godersi, certamente con livelli di consapevolezza molto diversa, i sottili cambiamenti, le microvariazioni e le evoluzioni lentissime progressive che animano le linee di sintetizzatore e i paesaggi sonori del produttore lombardo. Un lavoro fatto principalmente di ambienti, pad e arpeggi dediti alla costruzione di tensioni e strutture evocative in cui, quando alla fine arrivano, elargiti con parsimonia, gocce di pianoforte, distorsioni, bassi e synth arpeggiati hanno tutta la densità e il peso emotivo dell’attesa. Ci si accorge quindi che l’etereo panorama ambient, assoluto in alcune tracce, altre volte è in realtà abitato anche da presenze più definite, per esempio da un’anima synthwave ottantiana. Il risultato finale potrebbe rimandare ad un’ideale colonna sonora di uno dei decenni più immaginifici, dal punto di vista estetico, della cultura occidentale. Un Blade Runner più agrodolce, un Dungeon&Dragons digitale e in 4k. In ogni caso un’opera lenta e pesante ma dinamica, solenne, non di facile ascolto in senso tradizionale, ma certamente magnetica.
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