Il principale pregio di alcuni artisti è quello di far trasparire chiaramente, da ogni singola nota che suonano, quanto amino la musica che stanno creando. Una caratteristica, questa, sicuramente appartenente ai Five Quarters, ottetto comasco che riprende e rimescola numerose influenze della musica statunitense - dal funk al blues, senza tralasciare un approccio pop che permea trasversalmente tutto il disco, fino ad arrivare ad un dichiarato amore per Bruce Springsteen - e che ha fatto del travasare l'energia del live su disco la propria missione.
L’intera tracklist del disco, per loro stessa ammissione, è pensata per rappresentare la possibile scaletta di un loro concerto: si apre con Non dimenticare chi sei, funk rock d’apertura a cui è affidato il delicato compito di riscaldare gli animi. La successiva Storie nuove ci catapulta nel pieno delle sonorità a cui gli otto dichiarano di rifarsi, con richiami blueseggianti e un occhio puntato al pop nel ritornello; influenze pop che tornano anche in Chiedo troppo, grazie al suo intrecciarsi di synth e chitarre leggere. C’è spazio anche per momenti più intimisti e riflessivi, come in Ho imparato di più e nella malinconica Quando penso che fosse ridicolo. Il commiato è affidato a Dove porti il tuo spettacolo, dove la fusione di blues e pop sfuma in un calando nella coda del pezzo.
Storie nuove riesce a catturare su disco l’essenza e la forza di un concerto, e trasmette continuamente la sensazione che la vera forza di questi brani si riveli nella dimensione live, facendo pregustare quella che potrebbe essere la vera energia dei Five Quarters su un palco. Non resta che scoprire, con la loro prossima data, se sono in grado di soddisfare le aspettative.
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