Quando in redazione è partita Blue Whale, sesta traccia di Bless this mess dei Oh My Dear Deer! tutto si è fatto maggiormente chiaro. Già perché, fino a quel punto almeno, il nuovo lavoro della band meneghina mi era parso sì affascinante ma anche confuso o, quantomeno, poco leggibile per le mie conoscenze. Poi è arrivata la sesta "canzone" ed ecco che è tornato il sereno: Blue Whale è una specie di manifesto programmatico di chi siano oggi gli Oh My Dear Deer! e di cosa vogliano fare nel mondo della musica.
Ed ecco allora presentarsi davanti all'ascoltatore di turno una sorta di cascata sonica fatta di suoni curati nei minimi dettagli che mi e ci trasportano dentro un mondo bislacco e allucinato, dove la musica sperimentale diventa l'unica ragione possibile d'essere e dove l'elettronica si appalesa come una sorta di "Nuovo Nuovo Testamento". La dimensione di densità stilistica in questo disco diventa sempre più palese tanto che, dopo lunghi ascolti, mi viene proprio da dire che questa sia la caratteristica più convincente dell'intero lavoro.
Lavoro che, lo voglio ribadire ancora una volta, ha proprio nella densità sopra citata la sua anima più profonda, un'anima davvero difficile da rintracciare in giro in progetti simili.
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