Certi gruppi te li ritrovi il sabato sera al pub a grattugiare la solita scaletta composta dalle solite cover. Oppure alla festa parrocchiale, ospiti del prete intento a mostrare al mondo quanto può essere trasgressiva la parola di dio. E magari passa il tempo e te li vedi intenti a battere strade diverse, a cercare l’etichetta disposta a firmare uno straccio di contratto. Chissà, pensano di potercela fare.
Difficile stabilire se tutto questo c’entri almeno un minimo di qualcosa con gli Sliding Colours. Fatto salvo che il loro rock'n'roll sembra arrivare proprio da una (rispettabile, sia chiaro) gavetta del genere, è lecito dubitare che i legami di quei giorni siano stati del tutto recisi. In “Sunrise”, la loro opera prima, non si sentono l’impatto giusto, l’energia che ti prende a calci nel culo, la scossa che riesce a lasciarti a bocca aperta. È il classico disco di una band ancora acerba, dalle buone intuizioni, ma che non sempre appare all’altezza della situazione. Il suono che ne deriva è un misto di hard rock e accenni punk, con qualche residuo emo-core, forse frutto dell’indecisione sulla via da seguire. Canzoni da nerd, insomma, stile Nofx, che a volte convince e diverte, come nel caso dell’opener “No Place Like Home”. Ma in altre (troppe) occasioni mancano qualità essenziali come spessore e incisività. E non solo quelle. Come dimenticare la pronuncia inglese dei testi, degna di un corso Cepu? Per non dire della scarsa incisività della voce, di alcune architetture alquanto deboli e troppo post-parrocchiali (appunto), di una lagna immonda come “Lonely Street”. Considerando che si tratta di un esordio, sarebbe il caso di limitarsi a rimandare i ragazzi a settembre, senza agitare la minaccia della bocciatura senza appello. Anche se la tentazione è e rimane fortissima. Brutta cosa il buonismo.
---
La recensione Sunrise di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-20 00:00:00
COMMENTI