Sarà che Marco Caruso, ideatore di questo Beta Project, preferisce “indossare i panni del produttore-autore-arrangiatore per poi scegliere i musicisti con cui collaborare per realizzare varie parti del progetto”; sarà la scarsa durata del disco che sto ascoltando, mi ritrovo ad affrontare tre “anime” differenti all’interno di un demo di quattro sole tracce. L’effetto è spiazzante, soprattutto perché i diversi registri spesso non si contaminano fra loro, ma vengono affiancati, come in un discorso tutto in paratassi: piuttosto riusciti i brani, meno l’insieme.
Si parte con la dance scura e avvolgente della title-track, un occhio ai Depeche Mode e l’altro a Goldfrapp, dove posso lamentarmi solo dell’inglese un po’ legnoso e dello stacco ammiccante “Houston, we have a problem here: there’s a party”. Scomodare la NASA per un festino mi sembra davvero esagerato, e la reazione è che il pensiero, inevitabilmente, corre a George Clooney e al Martini... Poi, due tracce frizzanti che si muovono fra funky e reminescenze anni ’80, spudoratamente pop e festaiole che - me ne rendo conto quando lo zapping televisivo mi porta su Mtv - non sfigurerebbero affatto nella scaletta di qualche radio, fra gli ultimi singoli di Jamiroquai e Madonna. "Time" è una potenziale hit danzereccia, non troppo innovativa ma piacevole, da ballare con il drink in mano in mezzo agli altri ospiti abbronzati di una pista vacanziera. Non sono i miei migliori amici, non mi ci fidanzerò mai, né lascerò che qualcuno di loro allunghi troppo le mani, ma ballo, perché sono qui per divertirmi, rido e non ci penso.
E fino a qui i conti possono tornare, anche con il salto di atmosfera dopo la prima canzone. Le domande ritornano insistenti su "Aspettando La Pioggia", solo voce e pianoforte per una ninnananna che oscilla smielata e sembra essere caduta per sbaglio nella tracklist. In un disco tanto breve, non ha il valore di un “inciso” e invece di arricchire il progetto lo rende più incerto e dispersivo. Forse non si tratta di affinare la tecnica ma solo di decidere con più coerenza quale strada prendere.
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La recensione There’s A Party di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-17 00:00:00
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