Rugo AFFONDO 2021 - Cantautoriale, Pop

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Il pop ispirato e dolcemente malinconico di Rugo nel suo album “Affondo” parla di abbandoni e ritrovate, piccole felicità

Rugo appartiene a una categoria già inflazionata di songwriters indie pop dall’intimismo dolce e malinconico, dal canto ispirato e da un autobiografismo delicato, a grandi linee tra Giorgio Poi e Dente. Il giovane cantautore pisano è al suo debutto sulla lunga con l’album “Affondo” e da ex schermidore lascia intendere, sin dal titolo, che la vita è un incontro di scherma e il movimento di affondo ne rappresenta la dinamica. Quelli del disco, in effetti, sono temi e sad notes in cui emerge il carattere solitario ma combattivo del narratore di fronte ad un nemico minaccioso: l’abbandono. Certi abbandoni non li scegli, certi li patisci, alcuni appaiono più malinconici, altri sono semplicemente abbandoni e i nove episodi che compongono il disco ce li confessano con sensibilità.

Baglioni” sembra una canzone di speranza e finisce per diventare rimpianto. Senza nascondere lo sbrocco di una separazione, Rugo ammette il sorriso nel malessere e dà vita ad una istantanea di piacevole leggerezza ritmica e melodica. Con coerenza narrativa arriva “Asintoto” a connotare l’andamento dell’album, arrotondato in senso hit-pop e poi “Juta” che si dipana tra l’affiorare di ricordi e immagini impressioniste, frequentando un suono più sintetico. Il languore di “Insolitaria” e “Don Bosco” getta il cuore al di là dell’ostacolo, dopo la fine di un amore che ancora confonde. Ma l’anima del disco alberga in “Non sono mica tua mamma”, un pezzo esposto con pudore, non ostentato, avvolgente e sincero in un continuo intreccio di atmosfere malinconiche che scorrono intense ed evocative (“Giada un po'”, “Formiche”, “Morositas”).

Affondo” è esattamente quello che è lecito attendersi da un giovane artista, abile nella scrittura e ispirato. Le sue canzoni non sono mai fuori posto, alcune forse si stagliano sulla media, ma il disco suona globalmente piacevole. Il rischio poteva essere quello di cantarsi addosso, invece, Rugo indovina l’equilibrio perfetto tra i vari sé dei pezzi che si allineano in un unico universo disperso, il suo.

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La recensione AFFONDO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-22 14:30:00

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