Mi ritrovo ad ascoltare un cd hard-glam-rock. Non sono amante del genere. Non lo sono mai stata. Motivo per cui i miei ascolti sono limitati. Ridotti. Volendo esagerare: è quasi una violenza.
È come se un patito di techno si ritrovasse fra una folla bramante Laura Pausini. A quel punto potrebbe cercare di scappare. Oltrepassare a calci e spinte le migliaia di persone riunitesi per l’evento. Oppure decidere di aspettare. Ascoltare. Magari riconoscere qualche dote nella cantautrice italiana. Vocale. Estetica. O quant’altro. Rimanendo comunque straniero in un mondo pausini- adorante… pausini-dipendente.
Può accadere anche questo. Quindi, decido di restare. "Nasty Nights" è un concentrato simbolico di estetica anni ’70. Alla Led Zeppelin, per intenderci. Attualizzando il tutto si potrebbe pensare a Guns ‘n’ Roses e Black Crowes. Pelle nera. Jeans strettissimi. Lustrini. Borchie. Ma soprattutto lunghi capelli al vento, (forse i “colli neri” stanno ad indicare proprio una postazione particolarmente favorevole all’energia eolica…).
Più fedeli alla tradizione, i Black Hill esordiscono con "Bitch": chitarre rigorosamente elettrificate, tiratissime, estensione vocale immancabile, evidente fin dal vocalizzo introduttivo. Timbro vocale tipicamente glam-rock, manifesto anche nei restanti pezzi dell’album: ora più docile (la traccia conclusiva "Strange Days" è esemplificativa), ora più duro e determinato, come in "Granma Glam" o in "Rock ‘n’ Roll".
Sicuramente ai Black Hill non manca l’energia e l’affiatamento: da non sottovalutare il vigore della ritmica, base imprescindibile per un sound tanto vitale. Interessanti per chi ama il glam-rock in tutto e per tutto.
Un aspetto positivo per chi , invece, non dovesse apprezzare particolarmente il genere: i Black Hill non abusano di assoli. Molto, molto positivo dal mio punto di vista.
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La recensione Nasty Nights di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-20 00:00:00
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