Un album maturo che nasconde una dualità irrisolta tra innovazione e tradizione cantautoriale.
S'intitola Flash il primo disco di Maltus (Emanuele Delli Cicchi) e si presenta come un album di ampio respiro, tanto da avere una versione per il mercato italiano e una per quello europeo.
Il concept che sta dietro a Flash è la dualità, a partire dalle due città - Roma e Londra - nelle quali l'artista ha vissuto da studente e dove ha potuto mettersi in mostra musicalmente come tastierista e chitarrista in varie band.
Questo dualismo, almeno al livello musicale si palesa subito con le prime due canzoni Laser e Strangers#2, dove gli intro, rispettivamente di pianoforte e chitarra, dividono la scena con una drum machine e, proseguendo nell'ascolto, con una particolare ricerca di elettronica dal gusto pop, calda e mai straniante.
Tra i riferimenti musicali più forti ci sono sicuramente i The Weeknd che ritroviamo nell'incedere di Mexico dove a piano e drum machine si aggiungono note aggressive di 808 che lasciano spazio ad arpeggi puliti di chitarre elettriche nei ritornelli.
A questi picchi di elettronica si contrappongono violentemente canzoni come Superclassico dove la voce e le progressioni armoniche ci riportano a un giovane Cremonini, la beatlesiana Gospel, Neon che rivela la parte più indie del cantautorato di Maltus e Ogni volta che torno che si nasconde in una strofa molto intimista, per poi esplodere in un tripudio di decibel e cori nei ritornelli, come da tradizione melodica italiana.
Si tratta di un disco dove la sottolineatura della dualità dell'autore talvolta sembra coprire l'indecisione sulla strada stilistica da intraprendere, tanto che vi troviamo dentro suggestioni armoniche senza tempo mischiate a una ricerca sonora che strizza l'occhio al 2020, sporcandosi però spesso anche di anni 80 e di cantautorato indie e pop mainstream.
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La recensione Flash di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-25 13:41:07
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