Un disco imponente che muove dai Joy Division e arriva al Capovilla interprete di Mayakovsky. Complesso e affascinante.
Anamorfosi è un disco ricco di contaminazioni e che suona bene dall'inizio alla fine. Uno straordinario lavoro di arrangiamenti, scelta dei suoni, composizione e scrittura capace di immergerci nell'ambiente sonoro di ALAN+. Quando si staccano le cuffie il ritorno alla realtà è davvero straniante e credo sia un'effetto ricercato dall'autore stesso.
Nell'album si avvertono chiaramente le tinte rock e quelle elettroniche ma è presente una forte vena classica impersonata da un pianoforte spesso protagonista e lavorato come si deve dal punto di vista sonoro. Tutta la bellezza armonica di alcune soluzioni compositive vengono volutamente incrinate da sonorità noise e da uno spoken word raramente melodico, che ricorda molto il Mayakovsky interpretato da Pier Paolo Capovilla. I Joy Division sono forse l'altra band che ha influenzato la produzione di questo disco. La malinconia di Ian Curtis scorre nei testi e nella voce di ALAN+ e viene però declinata in un contesto sonoro innovativo e molto più complesso di quello che poteva essere Unknown pleasures. Il leggendario disco dei Joy Division è più asciutto ed essenziale, non a caso loro volevano fare un album punk.
In Anamorfosi invece la complessità e la densità sonora sono una componente essenziale del lavoro ed è da apprezzare il grande lavoro di mix e mastering fatto. Siamo davanti ad un disco necessariamente di nicchia e che quasi sicuramente dividerà chi lo ama da chi lo odia. Affidandosi alle sensazioni che questo album ci trasmette è impossibile non apprezzarne l'ambizione e la complessità. A prescindere da ogni forma di giudizio esiste una parola che lo descrive appieno: affascinante.
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La recensione Anamorfosi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-20 17:55:27
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