Jazz nel sound, pop nei testi, limpida e mutevole nel canto. In questa opera prima Sara Fattoretto è autrice e interprete delle sue canzoni, che prendono vita tramite pianoforte, percussioni, preziosi fiati e cori. L'artista veneta ha la voce del vento dalla sua parte e può trasformarla a piacimento, in pioggia o sole, ma a tratti sa anche sfoderare un'interessante vena gutturale e soul alla Amy Winehouse, perfetta per ricordarla a dieci anni dalla morte. Sara ha una capacità canora ormai rarissima, ha un immaginario jazz da proporre e ha pure voglia di metterci la penna: in pratica nel suo mazzo colorato ha tutte le carte in regola per occupare un bel posto attorno al tavolo della musica.
I nove brani esprimono creatività e capacità di composizione, come emerge ad esempio dalla lunga traccia "Caffè + In controtempo", dove c'è una parlata maschile centrale che richiama in qualche modo alcune interpretazioni del grande Piero Ciampi; la seconda metà, in particolare, è tra le parti meglio riuscite e più orecchiabili del disco, lasciando anche pensare al capolavoro "C'è tempo" di Ivano Fossati. Brilla poi la bossa nova di "Cara Saudade", con l'idea curiosa di rivolgere una lettera sonora alla nostalgia e di proseguire una via intrapresa in Italia da pochi artisti, fra i quali Ornella Vanoni: vedi alla voce "La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria" con Vinícius de Moraes e Toquinho, l'album del 1976 che compie 45 anni nel 2021.
Per distinguersi ed affermarsi ulteriormente, in futuro Sara potrebbe osare ancora di più nei testi, puntando a parole dirette e taglienti oppure sviluppando al massimo la poesia delle immagini e delle emozioni. In generale, si può ipotizzare che la bravura nella scrittura stia nel trattare delle stagioni senza usare il termine "stagione" oppure nel raccontare i colori della vita e della felicità senza elencare i colori della vita e della felicità. Lo studio, la tecnica e il canto sono importanti quanto saper descrivere una sensazione in modo originale e ricercato: è bene afferrare la malinconia ("Una musica nuova", "Non sei tu") per trasformarla e sublimarla in versi forti, unici, salati; questa magia, ad esempio, sembra proprio prendere corpo nell'ispirata poesia di "Zenzero". In vista delle prossime produzioni, quindi, potrebbe incombere una scelta di percorso e identità: che sia l'orizzonte di una Winehouse italiana contemporanea, l'erede dell'eleganza sbarazzina di Ornella, una nuova cantautrice dallo stile inconfondibile oppure un mix di tutto questo, bisognerà selezionare gli spunti migliori, sintetizzarli e farne arte eterna a disposizione del pubblico.
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