Nell'era dei cinema chiusi, apre il "Multisala Franchino", che proietta canzoni e splendida malinconia
Nell'era dei cinema chiusi, apre il Cinema Franchino, il “Multisala” di Roma che ha titoli per ogni giornata: ritratti di amori malinconici vestiti di fiori, amicizie folli e pellicole sul senso della vita oppure sul maledetto tempo che corre, per chi crede nel destino, nei jeans e nel calcio ma anche per i ladri di sogni.
Sul grande schermo della musica scorrono quindi proiezioni sonore con immagini cinematografiche immortali, come la giacca sulla spalla del protagonista e i bicchieri al bancone di "Che senso ha", con le cure del produttore Ceri unite alle chitarre di Giorgio Poi e Colombre: l'indagine sul significato dell'esistenza può essere considerato un must della storia delle canzoni, passando ad esempio per "Un senso" di Vasco Rossi, ma Franco126 ha una chiave di lettura tutta sua e non c'è bisogno di aggiungere... nessun perché. Il film di "Che senso ha", volgarmente detto videoclip, vanta la partecipazione straordinaria di Gigi Marzullo nei panni inediti del barista di Franchino, che non si separa mai dai suoi occhiali da sole scuri, e dipinge gli incontri di un fiorista con una ragazza al lavoro per strada, nel battito del cuore della notte.
Il cortometraggio che accompagna la poetica nostalgia di “Blue Jeans”, in duetto con Calcutta, descrive invece l’amore di un rapinatore restio per una ballerina di pole dance: è il primo tempo di una trama a cui Franco assiste nella sala che fa da copertina del disco, insieme a un piccolo pubblico di amici; così si può giocare a scoprire le comparse in platea di colleghi come Coez e Gianni Bismark. “Nessun perché” è il secondo tempo, che diventa meta-teatro.
Franco126 si conferma maestro di ballate, anche quando nascono pensando all'addio di Francesco Totti al pallone: "Maledetto tempo, maledetto me, si è fatto tardi troppo presto e ho un po' paura se ci penso, la strada alle mie spalle corre via ma sorrido in faccia alla malinconia". La malinconia e la paura, nella musica e nella vita di tutti, sono amiche ricorrenti anche se questo commento scherzoso di un utente svetta sotto il video del pezzo d'apertura: "Che senso ha ascoltare Franco126 se non sei stato lasciato dalla tipa". Franchino ha certamente una vena intima speciale, da salvaguardare nell'epoca liquida dei brani che durano i pochi secondi di uno stream, ma in realtà ascoltando l’album non ti mancherà - accidenti a te - l’ironia che fa un po' tornare alla mente la premiata ditta con Carl Brave, come in un dolceamaro flashback.
Con in testa Califano, Baglioni e De Gregori, dai 126 scalini di Viale Glorioso a Trastevere, Franco all'anagrafe Federico Bertollini sale fino a scalare le classifiche con questo disco e a raggiungere il primo posto sia tra gli album sia tra i vinili in una sola settimana, dopo il successo di Platino di "Stanza singola", forte del suo cantautorato sincero, che sfiora il rap, gli stornelli romani e il funk anni 80. Intanto in Italia i multisala faticano a riaprire fra le restrizioni: se questi grandi schermi per ora stentano ad accendersi e il lieto fine non è mai stato così acre, possiamo almeno farci un film per ogni canzone di Franco126 e "continuiamo come sempre, a perderci in un niente, ad aspettare l'alba nel freddo che c'è, a chiederci perché abbiamo sempre un po' paura, soffiando sulla birra per sgonfiare la schiuma".
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La recensione Multisala di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-06 12:15:58
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