A Bornajeans non frega niente di questa recensione, questo è chiaro. È un disco fatto per gioco con un po’ di amici. È venuta fuori una bomba, ma questo a Bornajeans, non interessa: sta a casa, anche da sola, fiera della propria vita da donna trentenne. O almeno questo è ciò che immagino ascoltando il disco, il personaggio che la mia mente ha disegnato ascoltando Lady Routine.
Il girl power non come lotta di gruppo, ma come consapevolezza perfetta delle proprie possibilità, uno sguardo disincantato, di disarmante sincerità alla quotidianità di donna. C’è tanta italo disco, suona tutto così anni ’80/’90, ma quelli italiani, quelli dei videoclip fatti male per Popcorn sulla neonata Canale Cinque con un primordiale chroma key. È tutto molto Marcella Bella.
Un progetto che, pur essendo un gioco – o fingendo di esserlo – ha comunque una bella ambizione e una gran bella faccia tosta: dall’essere un concept album alla durata da disco “vero” (13 canzoni, mica un EP buttato là tanto per). Un po’ Myss Keta, ma meno dirompente e più intonata, molto più vicina alla canzone tradizionale, rubando – per citare, s’intende – qui e là, con molta attenzione ai dettagli: titoli in inglese, nomi dei feat., citazioni di Non Amarmi e ambientazioni da Domenica Bestiale (che qui diventa molto più hipster in Long Playing Afternoon, commovente).
Si parla del coming-of-age dell’età adulta, il passaggio ai trenta anni, ma anche del rito pagano del taglio di capelli, delle chiamate Skype con la migliore amica, c'è la scelta dello smalto e le telefonate alla famiglia, c'è il minestrone e il sale da evitare. Vacuo? Per niente. Leggero. Curioso e Leggero.
Se questa recensione fosse stata negativa, non le sarebbe fregato un cazzo: Bornajeans avrebbe chiuso Rockit, messo un disco sul piatto e si sarebbe messa a ballare. Ma, per fortuna, è positiva. Quindi sarò io a pubblicarla, e poi riascoltare il disco, mettendomi a ballare.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.