marrolex fa tutto da solo e spesso fa bene. Mi piace iniziare così, con questa frase vagamente criptica l'analisi di The Castle. Infatti qui siamo di fronte a un lavoro stratificato e ricco di rimandi a artisti altri realizzato però, fondamentalmente, da un sol uomo. Stiamo parlando giustappunto di marrolex che qui ci espone la sua particolare visione d'artista. Dodici canzone pregne e pregnanti, profonde di orchestrazioni e arrangiamenti sperimentali, che quasi sfidano l'ascoltatore per essere ascoltatore dall'inizio alla fine. Ecco, proprio questo elemento a mio modo di vedere è al tempo stesso il punto di forza dell'intero disco e il suo tallone d'Achille.
Se infatti un pezzo come Josef Key parte in modo quasi nebuloso per poi esplodere in una simil-ballatona rock con rimandi progressive, di sicuro impatto e di grandezza espressiva davvero impressionante, ci sono altri momenti nel disco molto meno convincenti, specie all'inizio.
Proprio questo squilibrio tra una prima parte troppo legata a sperimentalismi un po' fine a stessi e una seconda molto più convincente e "dritta", mi ha fatto propendere comunque per un giudizio positivo dell'opera. Infatti le parti che funzionano, passatemi la parola, funzionano meglio di quanto le parti meno convincenti funzionino male. Forse asciugando un po' i tempi e i modi avremo un nuovo cantautore rock sulla scena fatto&finito!
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