I GOTB tornano a farsi sentire narrando le vicende dell'ormai defunto Bobby. Armati di tutto punto, portano avanti una crociata anti-pop regalando un long play concreto e fruibile anche in ottica di ulteriori sviluppi.
La vicissitudini dell'ormai defunto Bobby Bones continuano a caratterizzare la narrazione della band God of the Basement, in continuo bilico tra l'east end londinese e i dintorni di Firenze, che pubblica nei primi giorni dell'estate il nuovo album “Bobby Is Dead”, per il collettivo discografico internazionale Stock-a Production.
Sono undici le tracce di una proposta d'ascolto la cui unica regola è abbattere i canoni: citando esempi internazionali del calibro di Gorillaz, St. Vincent e Talking Heads, i GOTB si armano di tutto punto per intraprendere una crociata anti-pop finalizzata alle contaminazioni di generi musicali e stili esecutivi. Durante l'album si rimbalza fra remix, collaborazioni con un nugolo di ispirati sodali e brani più o meno radiofonici: il tutto con grande coerenza espressiva ed una continua tensione che non si schioda dai timpani fino al sopraggiungere del silenzio sul finire della marcia funerea della title-track “Bobby Is Dead”. Un long play sui generis nel senso più positivo della locuzione, perché c'è un forte senso di riconoscibilità accompagnato da composizioni che trasudano ispirazione, nota dopo nota.
“Bobby Is Dead” non è certamente il più facile degli ascolti, ma la prova a cui viene sottoposto l'ascoltatore ripaga, risultando agile e performante, decisamente incline alla dimensione concertistica live. Una strada del genere merita di essere percorsa per chilometri e chilometri, evitando di conformarsi alle tendenze del momento: alla lunga, paga essere originali.
Bobby è morto, viva Bobby!
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La recensione Bobby Is Dead di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-22 00:27:00
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