L'arte di arrangiare (ed arrangiarsi) getta le basi dell'esordio discografico di *claudio spagnoli: “Eugène de Rastignac” è il nuove del primo album, esordio autoprodotto alla quale hanno preso parte un nugolo di fidati collaboratori.
Diciannove anni di vita romana, tre di vita londinese, completa l'equazione il numero 7, come le tracce che compongono questa proposta d'ascolto che gira attorno l'indie cantautorale prestandosi a stanze sonore eclettiche. L'autore di queste canzoni si è occupato anche delle produzioni, supervisionato da Simon Gogerly (Grammy Award per "How to Dismantle an Atomic Bomb” degli U2); naturale quindi che ci sia una certa coerenza nonostante la grande voglia di sperimentare e di aprirsi a impronte musicali non afferenti una matrice univoca. Il gioco regge, e restituisce la sensazione che “Eugène de Rastignac” sia un ideale che si presenta, ricorsivo, nell'avvicendarsi dei testi, canzone dopo canzone.
La strada è sicuramente lunga e lastricata di difficoltà, ma Claudio Spagnoli può guardare al futuro con ottimismo: ci sono buoni segnali e, nonostante la giovane età, le idee messe sul pentagramma appiano funzionali e ben messe a fuoco. Lecito prendersi del tempo ed imbastire il lavoro creativo che porterà ad un secondo capitolo di questa giovane, ma già concreta, esperienza artistica.
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