Saranno le due mani che danzano sui tasti, saranno le dita che ora accarezzano e ora colpiscono il bianco e il nero, sarà la risonanza della cassa o della coda, sarà l'ambiente dello studio o della stanza. Ad ogni modo il pianoforte è uno strumento che basta già a se stesso per creare una polifonia di suoni e sensazioni, un'epifania sonora sempre pronta a sorprendere e a dare piacere, un caleidoscopio di retrospettive mentali e personali, quelle che volgarmente vengono definite come i ricordi del nostro passato o come tutto ciò che ci siamo lasciati indietro nel tempo.
Ascoltando le note di un piano, si può ad esempio immaginare di passeggiare per le strade di New York e nel quartiere di Tribeca in particolare, tra i suoi storici complessi industriali riqualificati e i parchi verdi, magari durante il Film Festival di Robert De Niro. La Grande Mela è anche la città che condivide con Milano la vita della pianista, compositrice e produttrice Rebecca Jean Rossi che ha scritto, realizzato, mixato e masterizzato questi cinque brani classici e strumentali.
Nota anche come Krystalmath, l'autrice ha collaborato con artisti come Prodigy dei Mobb Deep, Snowmine ed Emmrose e ha iniziato a creare musica cinematografica per pianoforte ispirata dallo studio delle opere di Yann Tiersen, Nils Frahm, Agnes Obel, Hania Rani e Max Richter. Ma probabilmente una delle sue influenze è dichiarata nell'ultima traccia del progetto, quella dedicata al compositore russo dell'Ottocento Modest Petrovič Musorgskij. L'album "Epiphany" può fare bene allo spirito, soprattutto in questi giorni di autunno freddo e piovoso.
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