Poetico e sognatore, HaT in the Garret è un bravo musicista e con questo piccolo album gioca ad essere l’erede di una tradizione folk-blues inimitabile e irripetibile. “5 tapes” la dice lunga sui suoi punti di riferimento che attingono anche al country e al rock, senza perdere la propria autenticità. I suoni della chitarra acustica e del banjo, uniti ad una voce calda, profonda, ci conducono in una soffitta impolverata ma piena di ricordi che scaldano l’anima. La polvere intorno fa rumore e l’odore della stanza chiusa, evoca ricordi densi. Così, ascoltare “5 tapes” è come ritrovare sé stessi sfogliando un album di vecchie foto ingiallite; con quel tocco retrò, fedele alla tradizione più antica del blues, rinveniamo, all’ascolto, tracce di John Lee Hooker, Johnny Cash, Eddie Vedder in versione folk, e tutto sembra perfetto.
“Alone blues” è un pezzo soffuso che celebra le radici del blues custodendone tutta l’esperienza e la cifra stilistica. “I was lost” lascia sospesa una suggestione che ci conduce al folk di Eddie Vedder di “Into the wild”. “Mojo” indossa una mise di velluto scuro in cui c’è tutta la malinconia e l’ironia dark di Johnny Cash. In “Now you can do it” tutto è perfettamente in equilibrio: doppie voci e chitarra in armonia, tocco misurato, mai eccessivo, e i Kings of Convenience bussano alla porta per un saluto. “Wherever you want to be” chiude il mini-album e la chitarra scorticata suona un brano strumentale soffuso e dolce.
“5 Tapes” è saldamente ancorato alle rive limacciose del Mississipi e comunica con urgenza le emozioni di Hat in the Garret ai propri simili. Con semplicità, talento e passione.
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