Un viaggio emozionale lungo una notte per scoprire un mondo di emozioni, pulsioni interiori e stati d'animo profondissimi.
Nightones è il quarto lavoro di Roberto Mataluni, pianista napoletano classe '77 appassionato di composizione, arrangiamento musicale e creazioni con i suoni.
Il titolo dell'album fornisce già la prima, netta descrizione di questa ultima fatica musicale: si tratta di una sorta di quaderno d'appunti sugli stati d'animo notturni, i pensieri, le ombre, i ragionamenti senza freno del dormiveglia e poi il sogno e il risveglio.
Il sound generale dell'album è caratterizzato dall'utilizzo del pianoforte in veste di strumento solista e di una sezione d'archi molto discreta che serve quasi sempre soltanto a rinforzare le semplici e immediate armonie snocciolate appunto dal pianoforte, ad eccezione di Midnight, dove il tema principale è lasciato a un violoncello solista ed Angel, dove il ruolo principale viene diviso quasi equamente. Ci sono anche piccoli e delicati interventi percussivi e uno xilofono in Every Hours.
I titoli delle dodici brevi tracce vanno interpretati come suggerimento personale dell'autore e non certamente come un tentativo di forzare il viaggio interiore del fruitore e infatti ogni titolo è poco più che una suggestione o un'annotazione fattuale dalla quale partire (A Whisper, as you are, Every Hours, 2 and 30, 25h hour, ecc). Unica eccezione viene fatta per A tear for Ezio, che Mataluni stesso tiene a dedicare al compianto Maestro Ezio Bosso, canalizzando così, a forza, l'ascolto.
In conclusione in Nightones si ritrova un pianismo neo romantico che ci riporta ad artisti come Ludovico Einaudi, in cui il cortocircuito tra il titolo di un brano e l'ambient che in questo viene sviluppato rende tangibile la differenza di piano comunicativo tra il linguaggio verbale (il titolo) e quello musicale (lo sviluppo armonico-melodico del brano).
L'ascolto risulta semplice e scorrevole grazie anche alla volontà di non appesantire l'armonia con momenti di tensione troppo lunghi e grazie alla qualità del suono, che per dovere di cronaca, è stato affidato a dei virtual instruments e cioè a suoni campionati da strumenti reali e digitalizzati. Questo particolare non serve a indicare un limite, bensì a dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che la tecnologia attuale è un mezzo che, adoperato sapientemente, permette di raggiungere risultati obiettivamente ottimali e di supportare egregiamente l'ispirazione artistica.
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La recensione Nightnotes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-23 17:56:20
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