Un tour delle mille sfaccettature dell'elettronica del nostro paese
Nel nostro paese, come un po' ovunque nel mondo, l'ultimo anno e mezzo è stato segnato da forti divisioni, allontanamenti, distanziamenti. L'isolamento ci ha allontanati dalle altre persone, dagli eventi, dai palcoscenici, dalle piste da ballo; le città si sono fatte lontane l'una dall'altra come mai prima d'ora. Pantea, l'ultimo album di Lorenzo BITW, esce con un suono e un concept in piena controtendenza rispetto a questo ultimo anno e mezzo, quasi come una sorta di risposta con tono di sfida data al principale despota. Questo disco non vuole soltanto riportarci a ballare tutti insieme, riavvicinarci, approfittando della tanto agognata riapertura dei mesi estivi, ma vuole essere anche una celebrazione della collettività multietnica del nostro paese, un paese che questa raccolta di tracce attraversa come un treno, fermandosi ogni volta in una città diversa e traducendone la poliedrica essenza in suono, spesso con l'aiuto di artisti autoctoni.
Questo livello di lettura più profondo è rispecchiato anche nella produzione e composizione dei pezzi all'interno dell'album, che a differenza di quelli che abbiamo potuto ascoltare in Love Junction, uscito nel 2018, risultano meno intuitivi, ricchi di riflessioni e divagazioni sonore che a volte ci allontanano dal dance floor (anche se solo per pochi minuti) allargando l'orizzonte semantico dell'album. Le tracce più belle sono proprio queste in cui Pantea "riprende fiato", quelle più oblique, che escono dagli schemi: un contrasto perfetto con pezzi come Tuscolana Bounce, che con la sua semplice e contagiosa linea melodica ripetuta in mille salse dai synth, chiede soltanto di essere ballata fino allo sfinimento. Penso a Saturnalia, i cui numerosissimi e irregolarissimi elementi percussivi vengono addolciti, quasi smussati dagli accordi jazz su piano elettrico e synth: un contributo di Daykoda. Merita di essere menzionata anche Ostia 98, sospinta da una linea di synth spigolosa e ricca di mistero, che sembra quasi tirata fuori dal vecchio Final Fantasy VII su Playstation 1.
Che si tratti dei pezzi più incalzanti o di quelli più meditativi, alle tracce di questo album Lorenzo BITW riesce quasi sempre a conferire la multietnicità e universalità che vuole celebrare. Jazz, blues, drum'n'bass, hip-pop e ritmicità africane sono solo alcune delle contaminazioni che Pantea accoglie e raccoglie al suo interno, insieme ai suoi numerosi collaboratori (FiloQ, Grindalf, Clap!Clap!, Danilo Menna, Coltreni, Shunaji, Rbsn); tutti in cima a quel treno guidato da Lorenzo, che non si limita a fermarsi in queste città ma le unisce l'una all'altra formando una rete ampia ed inclusiva, aperta ed accogliente, che poi non è altro che la fotografia della scena elettronica di cui fa parte.
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La recensione Pantea di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-27 23:53:40
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