L'Abruzzo è terra scevra di compromessi, e proprio da questa regione arrivano i Ken La Fen, alfieri nostrani del trash emozionale che combattono l'incombere depressivo della provincia cronica a colpi di synth e voci drammatiche. Il più recente episodio che ravviva questo registro artistico emozionale è “Tua Madre”, extended play licenziato per Homeless Records.
Sette tracce a comporre una proposta d'ascolto che sembra non avere senso, ma un senso ce l'ha (eccome): quello che può sembrare a primo ascolto un pastrocchio in salsa urban, in realtà è leggerezza ed estro creativo veicolato da una robusta attitudine dadaista. C'è voglia di mettersi alla prova, esplorare perimetri sonori cercando di spingerne i confini all'inverosimile, per poi travalicarli; un lavoro corale, che mette in discussione i crismi di genere regalando un sorriso ma facendo riflettere su quanto sia labile il filo che unisce una parodia ad un lavoro pseudo-credibile. Anche perché poi si finisce per subire la fascinazione di “Tua Madre”: il giro di boa è affidato a “La Kimica”, un mantra che invoca la forza della lonza, del pane e del pomodoro, riuscendo nell'intento di restare in testa e stimolare un certo languorino.
Elogio alla sana voglia di fare, in musica, un po' il cazzo che gli pare: Ken La Fen incidono un album che ha il suo perché, e probabilmente anche più d'uno. Legittimo sforzo produttivo, ed al tempo stesso esperienza che risulta interessante per chi ne fruisce.
Avanti, ne vogliamo ancora!
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