Diciamolo subito. Senza indugi. Non solo nulla di nuovo sotto il sole ma quel “già sentito” che torna a galla viene pure, in parte, compromesso.
Per battezzare il proprio debutto sulle scene Angel James Weiss confeziona uno spiedino di brani che si rifanno candidamente a tutti gli stilemi (più o meno “metallici”) dell’hard rock ‘80/’90 – dalla più classica NWOBM fino allo sleaze metal, sfiorando fugacemente pure certo trash-metal in alcuni frangenti – e dove è la chitarra versatile, estrosa e incisiva di Corrado Pirri (Dance Of Death, Victim Of The System) a farla da padrona, assecondata da un comparto ritmico che fa il minimo indispensabile ma, ahimè, anche fortemente penalizzata da una voce che quanto a timbro, tecnica, naturalezza e pronuncia (discutibilissima) dell’inglese lascia piuttosto a desiderare.
All’interno di un calderone di ingombranti riferimenti musicali (Aerosmith, Van Halen, i Cult più tamarri, Iron Maiden, Bon Jovi, Judas Priest, Metallica) si consumano dieci canzoni (compresa l’immancabile, quanto convenzionale, ballatona di turno: la title track) che non lasciano minimamente il segno – chitarra a parte – la più passabile delle quali rischia di essere, paradossalmente, quella You che nel ritornello si abbandona a ben più concilianti derive pop.
Ecco, insomma, se Angel fosse stato un album chitarrocentrico interamente strumentale molto probabilmente non ci ritroveremmo qui a vergare parole poco lusinghiere.
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