Simone Pierotti Una Storia Stupida 2021 - Cantautoriale, Pop

Una Storia Stupida precedente precedente

La semplicità alla ribalta. Un viaggio tra piccole storie, ricordi cari, amori iniziati, finiti o mai esistiti.

Una storia stupida è il primo lavoro discografico da solista di Simone Pierotti, artista romano del 1995. Si tratta di un ep di 6 canzoni, 6 piccole storie che non vogliono essere universali e che non vogliono salvare il mondo. Una rivendicazione dell'importanza della semplicità in cui l'autore si tuffa credendoci fino in fondo. C'è dentro il 100% della poetica e dell'estetica originale di Simone che si è occupato in prima persona della composizione, dell'arrangiamento, del missaggio e del mastering. Si tratta di una cosa non scontata in un mondo in cui il lavoro in team sembra essere il più comodo e talvolta però anche troppo farraginoso e dispersivo. Qui abbiamo invece un concentrato all'ennesima potenza di cosa è la musica per il suo autore, a tutti i livelli di produzione.

Ancora un po' inizia subito con un groove che fa muovere il piedino con basso, chitarra in palm mute, pianoforte elettrico, basso e batteria. C'è dentro l'invito da parte dell'artista alla propria interlocutrice di restare e tuffarsi nella loro storia d'amore, senza troppe domande e senza troppi "se", godendo solo del bello di una storia che è appena all'inizio.

A cosa serve è una ballata sorretta da pochi elementi come basso, batteria e rhodes. Potrebbe essere una piccola preghiera laica, una richiesta di serenità per una notte sola, per poter resettare se stesso e il mondo attorno che sembra girare al contrario. C'è una bella frase di synth che si ricollega all'ultimo ritornello e che suona molto discreta e calda, senza mai invadere frequenze troppo acide e senza eccessiva saturazione.

Inizia con un arpeggio di chitarra acustica Forse non lo sai ed esplode presto in un ritornello aperto e cantato in un registro più alto. Suona come una confessione, la paura di tuffarsi ancora nei ricordi di una storia finita o forse mai davvero iniziata.

Bentornata malinconia è ancora un brano metronomicamente poco spinto fondato su due chitarre ritmiche, una elettrica e una acustica. Descrive il ritorno di uno stato d'animo, la malinconia, che è quasi una compagna di vita e incornicia perfettamente la tesi che non si può essere sempre allegri ogni giorno della propria vita. Bello l'accompagnamento dei fiati perfettamente guidato anche dalle percussioni nel finale.

Una canzone si poggia su una ritmica di chitarra acustica in strumming. Stavolta la volontà è quella di rendere musicalmente più standard ed etichettabile, una ballata indie pop dove la batteria, il basso e tutto l'arrangiamento acquisiscono una quadratura rigidamente codificata e forse per questo più rassicurante al primo ascolto, ma meno stimolante quando ci si torna su in un ascolto successivo. Anche qui c'è il ricordo di una carezza, un sorriso, l'amore forse più per un'idea che per una persona.

La title track Una storia stupida chiude l'ep ancora con poca grinta metronomica ed è il manifesto finale di un intero lavoro, la scatola che contiene tutte le altre. Ancora un amore che, forse non c'è più o forse pur essendoci, non riesce a dissolvere del tutto la malinconia di un anima in pena più per carattere che per reazione alla realtà.

Questo lavoro, come dicevamo inizialmente, è l'estratto concentrato della poetica di Simone Pierotti. Si fa ascoltare molto facilmente perché la produzione rasenta la perfezione e il missaggio non sembra avere richiesto degli interventi complicati per coprire eventuali lacune di un arrangiamento che invece è sapientemente semplice e quindi efficace già in partenza. La voce è "fuori", così come richiesto dai canoni del pop ed è una voce cristallina, senza melismi del bel canto ma intonatissima e immediata. Sembra di sentirci dentro a volte un po' di Ermal Meta di qualche anno fa, ma molto meno nasale.

Ci sono solo due limiti, a mio avviso, in questo disco: il primo è la troppa vicinanza metronomica tra una canzone e un'altra e la mancanza quindi di una dinamica dell'ascolto che possa recuperare un eventuale calo di attenzione per una ballata, con una canzone più ritmicamente sostenuta. Non c'è mai un cambio di passo insomma; secondo difetto è la limitatezza degli argomenti. Mentre musicalmente le canzoni si distinguono tra loro per arrangiamento, tavolozza sonora e intenzione interpretativa della voce, al livello di contenuto testuale sembra di sentire la timida evoluzione di un solo pattern di temi come un amore iniziato, finito o in stand by, i ricordi e la malinconia che colora tutto in maniera un po' troppo simile. Questo può funzionare se l'ascolto è focalizzato su una sola canzone alla volta, potrebbe risultare ridondante invece per un ascolto consecutivo di tutto l'ep da parte dell'ascoltatore medio.

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La recensione Una Storia Stupida di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-25 22:57:00

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